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lunedì 4 luglio 2011

45 mln per la Gesip


Una trattativa durata quattro giorni. Una partita a scacchi tra i ministri siciliani e la Lega affinché il consiglio dei ministri staccasse un assegno per salvare la Gesip e traghettasse la città alle elezioni 2012 in un clima di pace sociale. Una trattativa giocata soprattutto sul tavolo del ministro dell'Agricoltura Saverio Romano che avrebbe parlato chiaramente al collega leghista Roberto Calderoli: il sì alla "norma Palermo", 45 milioni per salvare la Gesip, era irrinunciabile. Poi, c'era la massima apertura ad accogliere richieste. E di richieste la Lega ne aveva eccome. A partire dalle quote latte, lo stop alla riscossione coattiva, da parte di Equitalia, delle multe ai produttori. Una misura finita dentro la manovra finanziaria approvata dal consiglio dei ministri. Dove c'è anche l'assegno salva Gesip. Ma alla Lega interessa anche mantenere una fetta di potere dentro un ministero, quello dell'Agricoltura, nel quale Romano siede ancora da pochi mesi. E così la norma Palermo è passata all'unanimità.

La trattativa è cominciata lunedì pomeriggio, quando il primo cittadino Diego Cammarata è volato a Roma per affrontare la settimana più lunga dei suoi dieci anni di sindacatura insieme con il presidente del Senato Renato Schifani. Che, atterrato a Fiumicino, come raccontano i berlusconiani vicini al sindaco e ai ministri siciliani, si sarebbe subito attivato per ricordare agli uffici di predisporre la norma. Ma gli uffici aveva già fatto quello che dovevano. All'Economia, del resto, le truppe del Pdl siciliano potevano contare sull'appoggio del sottosegretario Luigi Casero, vicino ad Alfano.

La partita ancora da giocare era tutta politica. E la Lega lo scoglio da superare. Sarebbe stato proprio Schifani ad attivare Romano che alla Lega avrebbe fatto sapere che sulla norma Palermo non sarebbero state accettate obiezioni. Assicurando, per tutto il resto, una totale apertura al dialogo. Una strategia, quella di ascoltare, trattare, che il suo staff definisce la linea "rivoluzionaria" di Romano. Ma decisivo, raccontano gli uomini a lui vicini, sarebbe stato anche il ruolo di Alfano che mercoledì, alla vigilia del consiglio dei ministri, avrebbe chiamato Giulio Tremonti per ricordargli la misura per Palermo e chiedere al collega di tenerlo aggiornato sugli eventuali sviluppi.

Cammarata, intanto, era a Roma a giocare, tra telefonate e incontri con i suoi big sponsor, la partita decisiva della sua carriera da sindaco. L'incubo, fino a poche ore prima del voto, era che la misura finisse in un emendamento con un rischio altissimo di fallimento che avrebbe riportato la guerriglia in città.

Due giorni fa, dopo un consiglio dei ministri durato ore, è stato Romano a chiamare il primo cittadino per dirgli del via libera all'assegno che gli permetterà di arrivare a fine mandato. Cammarata, che incassa una vittoria personale, a caldo ringrazia Schifani, Alfano e Romano. Ma anche Raffaele Fitto - i fondi utilizzati sono Fas - e Maurizio Sacconi. La norma Palermo passa con il benestare della Lega. Ieri, solo un senatore del Carrocio, Piergiorgio Stiffoni, ha bollato la norma come "una vergogna", "accattonaggio dei soliti mendicanti della politica". La sua resta una protesta isolata. Sui fondi per Palermo resta ancora un nodo da sciogliere: il mezzo attraverso il quale arriveranno e la data in cui saranno versati. "Arriveranno entro il 16 luglio", assicura Cammarata.

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