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mercoledì 7 marzo 2012
Welfare, antidoto al debito pubblico
Lo stato sociale non è beneficenza e neppure un lusso: il welfare è un potente antidoto al debito pubblico. Questo perché, tanto più in una fase di crisi come questa, risponde meglio e in modo mirato ai bisogni delle persone ed è economicamente più vantaggioso. Questo è il messaggio di sintesi che è stato lanciato da oltre 50 organizzazioni sociali che si sono ritrovate a Roma per la Prima Conferenza nazionale “Cresce il welfare, cresce l’Italia” che si è tenuta al Centro Congressi Frentani il 1 e 2 marzo.
Nelle due giornate si sono succeduti oltre 200 interventi che hanno toccato varie tematiche, approfondite in sette sessioni di lavoro, dai livelli essenziali di assistenza sociale alle questioni della democrazia e della partecipazione, dall’integrazione socio-sanitaria al tema delle risorse. Proprio quest’ultimo aspetto ha catalizzato l’interesse di molti relatori: come rilanciare il welfare e allo stesso tempo sviluppare il nostro paese. Bloccare i tagli, definire i livelli essenziali e rilanciare le politiche sociali: queste sono state le richieste indirizzate al governo e alle istituzioni locali e regionali.
I temi della delega fiscale e quello del Patto per la salute devono tradursi nella definizione delle risorse che devono restare disponibili per i livelli essenziali e per accelerare sull’integrazione socio-sanitaria e sul tema dell’autosufficienza. Le oltre 50 organizzazioni sociali che hanno dato vita a questo primo appuntamento hanno deciso di proseguire nel percorso di confronto e coordinamento. Terzo settore, forze sociali e rappresentanze delle autonomie locali daranno vita ad un tavolo permanente di confronto e di analisi con l’obiettivo di stimolare la politica e spingere in avanti le buone pratiche che stanno maturando sul territorio. L’Assemblea della Conferenza “Cresce il welfare, cresce l’Italia” ha approvato all’unanimità una mozione che afferma l’esigenza di una drastica riduzione delle spese militari e “chiede al governo l’immediata rinuncia all’acquisto degli aerei F35 che permetterebbe di acquisire risorse straordinarie per oltre 10 miliardi”.
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