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giovedì 16 giugno 2016

Norme anti assenteisti


fonte: http://www.repubblica.it/economia/2016/06/15/news/furbetti_del_cartellino_tempi_certi_per_il_licenziamento-142052092/?ref=HRER3-1
Quarantotto ore per essere sospeso. Due settimane per difendersi. Altre due per essere sbattuto fuori. Tempi duri (e stretti) per chi è beccato in flagrante a timbrare il cartellino per sé (o per altri) e poi va in palestra, a fare shopping, torna a letto oppure corre al secondo lavoro. Il decreto attuativo della riforma Madia (presentato a gennaio e da stasera legge dello Stato) fissa un tempo certo - 30 giorni - per decidere la sorte del dipendente pubblico furbetto. I correttivi al testo finale - che recepisce le sollecitazioni di Parlamento e Consiglio di Stato - blindano la tempistica dell'iter disciplinare fin qui molto lasco. "Per i furbetti del cartellino è finita la pacchia", è "un provvedimento cattivo ma giusto" ha detto il premier Matteo Renzi al termine del Consiglio dei ministri: "D'ora in poi si va a casa".

Sospensione sprint, ma assegno alimentare. Il dipendente colto sul fatto viene sospeso dal dirigente entro 48 ore. Resta senza stipendio, ma gli viene riconosciuto un "assegno alimentare", pari a metà del salario base. Il dirigente deve inviare gli atti - "contestualmente" alla sospensione - all'ufficio per i procedimenti e così avvia l'azione disciplinare. 

Formula 15+15. L'iter si apre e chiude in un mese. Il conto alla rovescia parte dal momento in cui il (presunto) "fannullone" viene messo al corrente.  Da quell'istante il lavoratore ha 15 giorni per preparare la difesa (è convocato con preavviso). Gli altri 15 giorni sono dedicati al completamento dell'istruttoria. L'unica eventualità di allungamento dei tempi è legata al caso in cui il dipendente non sia reperibile: per avvertirlo occorre spedire una raccomandata e passa al massimo un altro mese (sempre meno dei 120 giorni previsti oggi).

Sanzione del dirigente. Rispetto al testo iniziale del governo, viene eliminato ogni automatismo di responsabilità penale per il dirigente. Se però questo fa finta di non vedere, si volta dall'altra parte e non fa partire subito il procedimento disciplinare può essere licenziato (oggi al massimo c'è la sospensione) e rischia il reato penale (dunque il carcere da sei mesi a due anni per omissione di atti d'ufficio, rischio teorico con la sospensione condizionale della pena), ma decide il giudice, non c'è più un collegamento diretto. 

Danni d'immagine. Il furbetto licenziato rischia di pagare allo Stato i danni di immagine, pari ad almeno sei mesi di stipendio (così nel testo originale). Ma il giudice deve decidere "anche in relazione alla rilevanza del fatto per i mezzi di informazione". Più se ne parla - in tv, radio, social, rete e giornali - più alta sarà la multa. 

Ulteriore stretta. E non finisce qui. Il ministero della Pubblica amministrazione è a lavoro sul Testo unico del pubblico impiego che renderà più facili i licenziamenti per tutti coloro che vengono sorpresi con le mani nel sacco (assenteisti, ma anche chi ruba o si macchia di peculato).

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fonte: http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2016/06/15/ok-ai-decreti-sulla-puibblica-amministrazoine.-renzi-i-furbetti-saranno-stangati_633a79cb-eda9-4d17-a511-7ab5b69108a5.html
"Per chi viene beccato a timbrare il cartellino e andarsene la pacchia è finita", è infatti legge il decreto sui licenziamenti "cattivi ma giusti" per i cosiddetti furbetti. Parole ferme quelle con cui il premier Matteo Renzi annuncia l'approvazione definitiva in Consiglio dei ministri delle nuove regole per sanzionare chi "truffa lo Stato". Una lunga lista di esempi, Sanremo il più clamoroso e Casera l'ultimo, hanno preceduto il sì al provvedimento che è destinato a fare scuola e avere ricadute anche su tutte le altre condotte illecite. La filosofia che sta dietro al provvedimento è così riassunta da Renzi: "Se mi freghi ti stango, se lavori bene premio il tuo lavoro". Gli ultimi ritocchi hanno rafforzato l'efficacia della misura, dopo 48 ore la sospensione e entro 30 si chiude, stabilendo che "un vizio formale" non può bloccare il licenziamento, spiega la ministra della P.a. Marianna Madia, che ha siglato il provvedimento. Insomma per i furbetti la possibilità di impugnare l'espulsione e ottenere la reintegra viene ridotta. D'altra parte nel privato l'operazione è stata ampia e generalizzata, come è noto la salvaguardia dell'articolo 18 è stata di molto circoscritta con la Fornero prima e il Jobs act dopo. Ora se nel pubblico la tutela dello Statuto dei lavoratori resta (la pronuncia della Cassazione in materia è giusto di qualche giorno fa) vengono però messi dei paletti al 'ricorso facile'. 

Sul punto Madia è chiara: "Nel pubblico le norme sulle sanzioni devono essere più rigide che nel privato, per motivi etici, e nel Testo Unico sul pubblico impiego continueremo il lavoro sui procedimenti disciplinari per cancellare le aberrazioni", basta un cavillo e si viene riammessi. Quindi le novità potrebbero essere estese anche ad altri comportamenti fraudolenti, colpendo non solo gli assenteisti ma anche, ad esempio, chi ruba. E sugli effetti della stretta non ha dubbi il sottosegretario alla P.A. Angelo Rughetti, viene "introdotta una norma che restringe il contenzioso e l'impugnativa". E le reazioni non si fanno aspettare, per il deputato di Forza Italia Francesco Paolo Sisto "l'ansia del governo di assecondare la pancia della piazza si traduce in provvedimenti raffazzonati, sbagliati, vere e proprie follie", come "il mancato annullamento del licenziamento anche in presenza di violazioni dei termini del procedimento, salvo che non risulti 'irrimediabilmente compromesso' il diritto di difesa". Le novità per gli statali però non finiscono qui, il Cdm ha dato anche l'ok all'accordo che riduce i comparti nel pubblico impiego, da undici a quattro. "Viene data speranza ai dipendenti pubblici", sottolinea Renzi, il passaggio sui settori, continua, "è condizione necessaria e sufficiente a riaprire una strada di dialogo per il rinnovo del contratto che è per noi un obbligo ma anche un impegno che prendiamo". Certo, ammette il premier, la cifra dello stanziamento per il rinnovo "dovrà essere valutata perché le richieste saranno superiori" e anche "i tempi saranno non semplicissimi". Un'apertura però c'è e arriva anche il plauso della Uil, tra i sindacati più battaglieri sul fronte P.a. Quanto alla flessibilità in uscita anche per i travet, con pensionamenti anticipati, il premier non si sbilancia: "Tutto è allo studio", comunque "il ragionamento dell'Ape è articolato sia sulla parte pubblica che privata". La faccia della Pubblica Amministrazione cambia anche per le imprese, grazie alla Scia Unica, definita dal presidente del Consiglio una "rivoluzione" e alla Conferenza dei servizi, dove lo Stato parlerà con "una voce sola". Arrivano poi, ma qui siamo ancora all'esame preliminare, le istruzioni per l'uso per chi vuole aprire un negozio o alzare un muretto. Il Governo ha stilato un Codice che mappa oltre 300 procedure. Anche in questo caso l'obiettivo è rendere la macchina pubblica più semplice ed efficiente.
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LA RIFORMA Madia rievoca il volto, pardon, le mutande del vigile che a Sanremo firmava il cartellino senza nemmeno fare la fatica di vestirsi. Lui è stato arrestato e ora fa l’aggiustatutto. I suoi epigoni, e in Italia sono tanti, rischiano di fare la stessa fine in tempi molto stretti. Il consiglio dei ministri ha approvato quattro decreti attuativi della riforma sulla Pubblica amministrazione varata a gennaio, tra cui spicca quello sui licenziamenti lampo per i dipendenti pubblici che vengono colti in flagrante a timbrare l’entrata (per sé o per altri) per poi precipitarsi in palestra, a fare la spesa, a coltivare l’orto. «In soldoni accade che chi viene beccato a timbrare il cartellino e ad andarsene vede finire la pacchia». Per il ministro della Pa, Marianna Madia, si tratta di «norme cattive ma giuste».
L’ULTIMA STESURA del decreto contiene alcuni ritocchi che tengono conto del dibattito svoltosi in Parlamento e dei rilievi del Consiglio di Stato. Ma la sostanza non cambia: chi è sospettato di essere un fannullone verrà sospeso in 48 ore, avrà due settimane per difendersi e altre due per essere sbattuto fuori. In attesa del verdetto il dipendente rimarrà senza stipendio, ma potrà contare su un ‘assegno alimentare’ equivalente alla metà del salario base. Tempi stretti, dunque, e blindati: due giorni per applicare la sospensione cautelare con ‘contestuale’ contestazione dell’addebito, 30 giorni (finora erano 120) per arrivare al licenziamento. Il dipendente sarà convocato per il contraddittorio con 15 giorni di preavviso. Gli altri 15 serviranno a completare l’istruttoria. Rischiano forte anche i dirigenti: «Per chi si gira dall’altra parte è previsto il licenziamento come sanzione definita», spiega Marianna Madia. Finora si rischiava solo la sospensione. Il licenziamento non è invece automatico quando si tratta di omissione d’atti d’ufficio. In questo caso per chi non ha fatto partire subito il procedimento disciplinare è prevista la segnalazione all’autorità giudiziaria. È il giudice che deve valutare se ci sono gli estremi per contestare il reato di omissione degli atti d’ufficio, che ha una rilevanza penale. Sui licenziamenti, ha sottolineato la Madia «ci sono norme più rigide che nel privato».
DIVENTANO LEGGE anche la Scia Unica (Segnalazione certificata di inizio attività), la Scia2 (un codice che detta le istruzioni per l’uso) e la Conferenza dei servizi. Tutte norme che si pongono l’obiettivo di garantire tempi e procedure certe nella definizione delle autorizzazioni. La Scia si potrà presentare anche in via telematica con un unico modulo che verrà pubblicato sul sito della Pa, valido in tutto il Paese.
Sulla segnalazione certificata, che serve a far partire una serie di attività soprattutto legate all’edilizia, il testo finale precisa che gli enti locali non potranno effettuare richieste ulteriori rispetto a quelle del modello standard, per assicurare che la procedura telematica scritta nella riforma sia davvero la strada unica chiesta dall’amministrazione pubblica. Entro 30 giorni la Pa dovrà dare il via libera anche con silenzio assenso. Riduzione dei tempi anche per la nuova Conferenza di servizi, che si riunirà in via telematica: «Finora poteva durare otto o nove anni, ora potrà andare avanti per massimo cinque mesi», ha spiegato la ministra della Funzione pubblica. «Più volte – ricorda Renzi – ho definito la Conferenza dei servizi una terapia di gruppo. Ora tutto è più semplice e c’è certezza sui tempi».

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