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mercoledì 20 maggio 2015

Statuto dei lavoratori, i nostri diritti sono così giovani: hanno solo 45 anni

            "Lo Statuto compie 45 anni va rinnovato, non abolito", Susanna Camusso segretario generale della Cgil interviene su 'Il Fatto quotidiano' »

Ricorrono oggi 45 anni dall'approvazione della legge 300, lo Statuto dei Lavoratori. Una delle grandi leggi che hanno dato attuazione alla Costituzione e ad alcuni principi fondamentali come quello di libertà sindacale e di associazione o di uguaglianza sostanziale, individuando proprio nel lavoro fondato sui diritti lo strumento di emancipazione e piena realizzazione delle persone.

LO STATUTO VENNE
salutato come l'ingresso della Costituzione e dei suoi valori nelle fabbriche. Con quelle norme si fece una scelta precisa, riconoscere alcune tutele al soggetto più debole, il lavoratore, nell'ambito del rapporto con l'impresa, soggetto contrattualmente e socialmente più forte. Una scelta che è arrivata tardi sulla spinta del cambiamento e del rinnovamento sociale che giungeva dalle lotte delle grandi fabbriche e delle conquiste sindacali. Da allora sono passati solo 45 anni. Un arco di tempo breve che serve a ricordarci da quanto poco alcuni diritti fondamentali siano entrati a pieno titolo nei luoghi di lavoro e quindi di quanto bisogno ancora ci sia di rafforzarli, di estenderli, di renderli universali. E la sfida con la quale la Cgil si sta misurando in questi mesi: quella di un Nuovo Statuto che parta da quei diritti individuati nel 1970 e renda effettivamente universali per tutti, indipendentemente dalla tipologia contrattuale. Con le profonde trasformazioni del mondo del lavoro, con l'attenuarsi delle differenze tra lavoro dipendente e autonomo, con l'aumentare della precarietà è diventato necessario ricostruire un corpo di diritti in capo al lavoratore, qualunque sia la sua attività o il suo status contrattuale. Bisogna tornare a garantire tutele rispetto alle opinioni, all'iscrizione a un sindacato ma anche rispetto alla maternità, alla malattia, al riposo, alla sicurezza, alla giusta retribuzione. Si deve cioè mantenere e rendere nuovamente effettivo lo spirito originario della legge 300 il cui titolo fortemente significativo - "Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell'attività sindacale, nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento" - ne delineava le ambizioni e le prospettive. Si devono ricostruire le condizioni che rendano effettivi per tutti i lavoratori quei diritti. Non può bastare un lavoro purché sia, a qualunque condizione. Per noi il lavoro deve essere collegato ai diritti, essere fonte di dignità per le persone, di riconoscimento della professionalità e deve potersi organizzare collettivamente per avere la necessaria forza di contrattare nei confronti del datore di lavoro. Per tutte queste ragioni la Cgil prosegue la propria azione di contrasto e mobilitazione sul Jobs Act.

OGGI IN ALCUNE AREE DEL PAESE
sono stati indetti scioperi e manifestazioni per ricordare la conquista dello Statuto e per rivendicare diritti e attenzione ai problemi del lavoro. Le nostre categorie, nei rinnovi contrattuali, sono impegnate per riconquistare attraverso la contrattazione, i diritti sottratti con le nuove norme. Ma, soprattutto, vogliamo proporre un Nuovo Statuto delle Lavoratrici e dei Lavoratori. Ascolteremo il mondo del lavoro, avvieremo una consultazione tra i nostri iscritti, dirigenti e delegati, ci confronteremo con le molte e diverse organizzazioni delle professioni, faremo sintesi perché vogliamo che il futuro Statuto delle Lavoratrici e dei Lavoratori sappia cogliere le loro esigenze e i loro bisogni. La nostra proposta non sarà una mera riproposizione di quanto è stato cancellato, ma si baserà su un'idea di universalità dei diritti che prescinda dalla tipologia lavorativa o contrattuale. Un progetto ambizioso, certo, che sarà preparato e sostenuto da confronti, presentazioni e discussioni affinché diventi non solo la proposta del sindacato, della Cgil, del mondo del lavoro, ma una proposta del e per il Paese.

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