RADIO ARTICOLO1

RADIO ARTICOLO1
WEB RADIO

venerdì 17 ottobre 2014

Tfr in busta paga, come fottere il lavoratore

da: http://www.lastampa.it/2014/10/16/economia/tfr-in-busta-paga-rischiamo-di-trasformarci-in-un-paese-di-cicale-GkmAoRiPUgDtArH7PUwxwM/pagina.htmlCon Tfr in busta paga rischiamo di trasformarci in un Paese di cicale. E’ vero che gli stipendi sono troppo miseri (e quindi i consumi sono sempre più depressi) ma è il caso di rischiare di compromettere le nostre pensioni future per avere, quanto?, 40-80 euro in più in busta paga?

C’è davvero bisogno di disporre di queste cifre oggi ed avere un assegno integrativo più basso domani, quando per anni tutti ci hanno detto che bisognava investire di più sulla previdenza integrativa perché riforma dopo riforma gli assegni dell’Inps sarebbero stati sempre più magri?

Perché è questo che succederà visto che l’operazione-Tfr vincola in maniera inderogabile sino a tutto il 2018 la scelta di chi decide si farsi erogare in busta paga l’ammontare che nel corso dell’anno l’impresa accantona alla voce di trattamento di fine rapporto. Questi 4 anni saranno quattro anni di “buco” una volta che si smetterà di lavorare. Questo bisogna dirlo, bisogna saperlo.

Non solo, la tassazione non sarà più quella privilegiata (25%) e separata da tutto il resto del normale Tfr ma una volta che questi importi transiteranno in busta paga verranno sottoposti all’aliquota ordinaria. E questo fa dire che forse col Tfr più che il lavoratore l’affare vero lo farò lo Stato che in questo modo, secondo alcune stime, si attende un maggior gettito (a seconda del grado di adesione al progetto) compreso tra 1 e 5-6 miliardi di euro.

Certo si da al lavoratore una scelta in più: questo può decidere di intascare subito questa quota di salario differito o continuare a tenerlo da parte. Si tratta, come spiega il presidente dell’Associazione bancaria Antonio Patuelli, “di tenere in equilibrio libertà e responsabilità”. Appunto, è una scelta da meditare con molta attenzione.

Ma l’operazione rischia di mandare davvero un pessimo messaggio perché in parallelo, con la scusa di aumentare il prelievo sulle rendite finanziarie si porta al 20% la tassazione sui fondi pensioni, che oggi pagavano il 12,5%. In questo modo in cassa entrano altri 450 milioni ma soprattutto si rafforza l’opinione che al cittadino non convenga proprio più investire sulla propria previdenza. Che magari non funzionerà a meraviglia, ma anziché migliorarne l’efficienza e semplificarne i meccanismi è davvero il caso di azzopparla così?

Nessun commento: