L'Unione Europea formato Barroso esce bocciata dal summit sindacale dei paesi membri. E se le critiche giungono anche da chi rappresenta i lavoratori tedeschi vuol dire che qualcosa sta cambiando in giro per l'Europa. E' l'esito - per nulla scontato - del vertice odierno tra i leader sindacali del Vecchio Continente giunti ad Atene da Germania, Belgio, Spagna, Portogallo, Francia, Cipro e Italia. Per il nostro paese erano presenti i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. "Le alternative del sindacato, il futuro dell'Europa, la lezione Greca": questi i temi di una giornata che segna una nuova consapevolezza delle principali centrali sindacali: non si può continuare a marciare separati perché oggi niente è più come prima.
Da Susanna Camusso è giunta la solidarietà ai colleghi e ai lavoratori greci e la richiesta che serve un'altra Europa, senza avere paura di cambiare ciò che oggi pare immutabile a partire dal fiscal compact. “L'Europa deve mutare radicalmente le politiche economiche e sociali”, osserva Fausto Durante, responsabile del segretariato Europa per la confederazione di Corso Italia, ai microfoni di RadioArticolo1. “Il cambio – aggiunge – è assolutamente necessario perché quelle politiche si sono rivelate completamente sbagliate. Il debito pubblico dei paesi in difficoltà è aumentato, l'esposizione delle banche è in crescita, l'andamento degli spread ha penalizzato anche l'occupazione. Oltre a solidarizzare con il popolo greco, che sta pagando un prezzo altissimo, è necessario pretendere il cambiamento delle politiche di austerità e di rigore messe in atto in questi anni”. Ormai anche Germania e Belgio “cominciano a capire – riferisce il sindacalista della Cgil – come siamo tutti più o meno indebitati e lo saremo sempre di più se non scattano scelte di solidarietà”.
La lezione della Grecia, si diceva. Una lezione che non manca di farsi sentire anche nel giorno del summit ateniese, durante il quale l'agenzia statistica Elstat ha certificato l'ennesimo record del tasso di disoccupazione, qui giunto ormai 28 per cento. In pratica siamo al doppio della media Ue, con la disoccupazione tra i giovani che non si schioda dal 61 per cento. “C'è' un sentimento di crisi generale – osserva Durante – che si nota anche solo visitando la città di Atene. Lo si percepisce prendendo un autobus che c'è malessere, c'è gente con lo sguardo privo di fiducia. E in tutto ciò, dopo i tagli alle pensioni e ai salari dei lavoratori pubblici che in qualche caso sfiorano il 50%, il dialogo sociale con i sindacati è stata smantellato”.
Arménio Carlos, leader sindacale portoghese, chiede la fine degli interventi della Troika. Il segretario della Ces, Veronica Nilsson, rincara la dose: sarebbe meglio liberarsene del tutto. Ma la speranza di un cambio di passo è legata all'esito delle elezioni europee di fine maggio. “Se rimane il quadro politico delle grandi alleanze tra popolari e conservatori – aggiunge Durante – ho l'impressione che non ci saranno novità. Eppure è nell'interesse di tutti i governati europei cominciare a cambiare il quadro generale dei vincoli come il fiscal compact, una cosa incompatibile con la realtà delle cose, e non solo nei paesi del Sud”.
Per questo la presidenza Ue, oggi greca, domani italiani, può rappresentare una leva. “Dobbiamo mettere al centro le questioni che interessano i cittadini, tutte quelle cose che debbono diventare concrete a partire dal piano straordinario di investimenti che propone la Ces - da declinare poi a livello nazionale - che può portare 250 miliardi di euro ogni anno per la crescita”. Le prossime mosse della Confederazione europea sono due: il 19 marzo un importante vertice alla vigilia del Consiglio Ue; il 4 aprile la manifestazione di Bruxelles proprio per rilanciare quel piano di investimenti. “Il debito non può più essere la stella polare delle politiche europee, è ora di cambiare le cose”, conclude Durante.
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