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giovedì 2 gennaio 2014

Istat: dati su povertà agghiaccianti

I numeri sulla povertà, contenuti nel Rapporto sulla coesione sociale dell'Istat, sono agghiaccianti, tanto più se si tiene conto che nel 2013 sono ulteriormente peggiorati". Lo afferma il segretario nazionale della Cgil, Vera Lamonica.




"L'Italia - aggiunge la dirigente sindacale - è diventata un Paese di straordinaria sofferenza sociale, con povertà assoluta raddoppiata e povertà relativa in rapida e dilagante crescita. È povero chi è disoccupato, chi è precario, ma anche chi lavora con salari bassi e che si vanno riducendo ancora, soprattutto per il calo di ore lavorate. E in questo quadro soffrono ancor di più i lavoratori immigrati, cosi come più di metà dei pensionati".
"È evidente - prosegue Lamonica - che nessuna propaganda può nascondere o minimizzare questa realtà e che i segnali cosiddetti di fiducia non arrivano ad essere neanche percepiti. Il governo ha messo in campo nei giorni scorsi un altro micro intervento sulla povertà, in se positivo, ma che oggi si configura come un altro pezzo di politiche abbastanza disordinate e che rischiano di avere un impatto minimale. Utili se costituiscono il primo passo di un intervento strutturale che si proietta su un tempo lungo ed intorno a cui si organizza una risposta del sistema dei servizi, altrimenti destinate ad avere scarsa incidenza"
"Ma soprattutto - conclude la segretaria della Cgil - non è più rinviabile una risposta seria al tema del lavoro, in grado di determinare una effettiva inversione del ciclo economico capace di determinare nuovo lavoro e di sostenere salari e pensioni, dopo l'inefficacia della legge di stabilità per le scelte che purtroppo non si sono compiute".

Cosa, invece prevede la nostra COSTITUZIONE:
Art. 3


Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art. 4


La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Art. 36

Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.

Art. 37

La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale e adeguata protezione.

La legge stabilisce il limite minimo di età per il lavoro salariato.

La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.

Art. 38

Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale.

I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.

Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale.
i compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato.

L'assistenza privata è libera.



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