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giovedì 19 luglio 2012

Hollande concertazione si -Monti concertazione no

HOLLAND FA IL CONTRARIO DI MONTI, CHI SBAGLIA?CON LA CONCERTAZIONE NEL ’92 IL PAESE EVITO’ LA BANCAROTTA


Proprio mentre il presidente del Consiglio, parlando all’Assemblea dell’ Abi,dedica una parte del suo intervento al ridimensionamento del ruolo della concertazione con le parti sociali,accusata di aver favorito solo interessi di parte e mai interessi di carattere generale, in Francia si svolgono due giornate degli Stati generali della concertazione. Nella prima giornata discutono di metodo e senso della concertazione Il Presidente Hollande con i segretari delle organizzazioni sindacali francesi e i presidenti delle associazioni di impresa,nella seconda il confronto prosegue sui temi dell’agenda economica e sociale,a partire dall’ occupazione per finire con il lavoro pubblico, alla presenza del nuovo Primo ministro al quale sono anche affidate le conclusioni del confronto. Chi dunque ,tra Monti e Hollande fa’ la scelta giusta e chi quella sbagliata? E perché la Francia con forza rilancia il dialogo sociale e addirittura la concertazione per aumentare la coesione sociale e politica nel corso di una crisi cosi’ insidiosa e il governo italiano fa e teorizza il suo contrario? Non c’è solo questa anomalia che colpisce e stupisce. C’ è insieme un problema ancora più grande. E’ corretto quello che Monti ha detto? e’ proprio vero che in Italia la concertazione ha avuto un ruolo cosi’ negativo? E’ corretto, se si pensa ai primi anni ’90 con i governi di Amato e Ciampi, ritenere che la concertazione invece di salvare il paese ne abbia in realtà preparato negativamente il futuro? E se si vuole invece riferirsi al rischio, vero, che un consociativismo deteriore può a volte far prevalere una logica corporativa rispetto all’interesse generale, perché confondere i piani,e chiamare a risponderne un metodo che quando e’ gestito correttamente e senza confusioni di ruoli, non ha alternative migliori nella esperienza democratica europea? Non e’ facile dare una risposta a queste domande e neanche capire cosa abbia motivato un’affermazione che di solito ha connotati molto di destra e non e’ mai stata fatta propria dal fior fiore dei governi a guida tecnica avuti in Italia. Lo stesso Monti solo due anni fa era stato invitato al Congresso della Confederazione europea dei sindacati dove aveva svolto un intervento molto attento al ruolo del sindacalismo e del mondo del lavoro, e anche in ragione di questo venne generalmente molto apprezzato. E quel congresso si svolse in una città di Atene già percorsa da proteste e manifestazioni sindacali. Quale che sia la risposta bisogna solo sperare che questa non tragga origine dalle posizioni prese dai sindacati verso singole misure assunte dal governo, anche perché l’uso della critica, la richiesta di cambiamento o di correzione di errori o sottovalutazioni compiuti, e’ l’essenza di una democrazia. Resta il paradosso. Con la concertazione si e’ salvato il paese dalla bancarotta, nel ’92, si e’ praticata la politica dei redditi a partire dagli accordi del ’93, si e’ riusciti ad entrare nell’ euro. La destra al governo non l’ ha più praticata negli ultimi dodici anni, gli anni del declino, e spesso ha lavorato a dividere i sindacati e le parti sociali. E’ la non concertazione che ci ha portato dove siamo, se si vuole guardare alla realtà dei fatti nel rispetto delle vicende storiche dell’ultimo ventennio. Resta poi un’ultima e non capziosa domanda. Per affrontare una discussione di questo tipo non era preferibile una sede diretta di discussione e confronto? E con tutto il rispetto, era proprio il mondo delle banche e della finanza la sede migliore per parlare di responsabilità e limiti della concertazione,di equità sociale e difesa dei giovani?








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