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lunedì 27 giugno 2011

Solidarietà al movimento Forchette Rotte



Perchè forchette rotte?, semplice con il nostro lavoro non ci mangia più nessuno, nemmeno i nostri figli.
E nel frattempo le aziende si dividono le stock options e i dividendi, con la silenziosa compiacenza dei sindacalai di Cisl e Uil, che nel caso di Accenture, difendono gli "investimenti" dell'Azienda, migrando le commesse altrove.

La grande forchetta di plastica si spezza al tramonto. Sul palco di Villa Filippina sono appena saliti decine di "indignati". Così si definiscono il fisico Fabio e l'archivista Maria Felice, Monica la ballerina e Francesca l'addetta al call center: storie diverse con la precarietà in comune. In cinque minuti, ognuno racconta la sua rabbia contro una Sicilia che non gli riconosce il presente e non gli garantisce il futuro. Dopo quasi un mese di vita sul web, il movimento delle Forchette rotte viene allo scoperto. Più di tremila adesioni su facebook e una pioggia di mail, ma una grossa fetta del malcontento resta virtuale: sotto il sole a picco di sabato pomeriggio arrivano poco più di duecento persone: "È la prova che dietro di noi non c'è nessuna macchina di partito. Partiamo da qui senza fare calcoli, per iniziare un percorso di cambiamento".

Nel caldissimo pomeriggio di Villa Filippina i politici restano giù dal palco. A parlare sono i siciliani "indignati". Anzi, "incazzati", come ripetono quasi tutti. Il gruppo più nutrito, e rumoroso, è quello dei precari del call-center di Accenture: "Ho 33 anni, ho iniziato a lavorare quando ne avevo 19 e sono ancora precaria. Ora chiediamo all'azienda di riportare la commessa a Palermo", urla Francesca Tumminello. Non va meglio in altri settori: "Sono un dottore di ricerca in fisica applicata, ho due master ma sono ancora precario - racconta Fabio Vizzini - Le aziende mi dicono che sono troppo specializzato, ma io non voglio essere costretto a emigrare". Poi, ci sono quelli che sono tornati. Come Roberta Zarcone: "Dopo dieci anni a Milano ero stanca di essere trattata da parassita, come se rubassi lo stipendio".

Si definiscono, provocatoriamente, la "peggio gioventù". Monica Piazza, ballerina del Massimo che "nonostante un pareggio di bilancio disperde le sue professionalità", e Marina Vermiglio, organizzatrice di eventi tornata a Palermo da due anni "con la scommessa di mangiare con la cultura"; Cecilia Viola, magistrato "precario ma orgoglioso del suo compito", e Tona Karen, "madre con una laurea e senza un lavoro". Il palco di Villa Filippina diventa il loro speakers' corner, l'angolo da cui gridare la rabbia contro una "città immobile di fronte alle ingiustizie". Dalla platea assolata, però, non sono in tanti ad ascoltarli. Va meglio sul web: per la trasmissione in streaming dell'evento si superano i duemila accessi dall'Italia e un centinaio sono anche quelli che lo seguono dall'estero: "Sono i palermitani costretti a emigrare, che non hanno dimenticato la loro terra", scommettono gli organizzatori.

Per ora, il movimento resta liquido: promettono comitati territoriali e mobilitazioni su internet, ma la prova della piazza è ancora tutta da superare. "Non siamo antipolitici, ma contro questa politica dei partiti che ha fallito", spiegano Giulia Innocenzi di Annozero e Pif delle Iene, presentatori dell'evento che con le Forchette rotte sono entrati in contatto solo su internet, "senza conoscere neppure una faccia". Di certo, il Palazzo è rimasto lontano. In platea spunta solo il deputato regionale e consigliere comunale Davide Faraone, sostenitore di un movimento a cui si sono avvicinati anche il presidente dell'Ars Francesco Cascio e l'ex assessore Maurizio Carta.

Alle lavoratrici e lavoratori precari, portiamo la solidarietà della RSUCgilFP.
"Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso."

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