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giovedì 30 settembre 2010

Proposta di Legge di inziativa popolare Energie Rinnovabili


Il 25 giugno è iniziata la raccolta delle firme per la proposta di legge di iniziativa popolare a favore delle energie rinnovabili, promossa dal Coordinamento nazionale "Comitato " SI alle energie rinnovabili, No al Nucleare". L'obiettivo è quello - entro la fine di novembre - di superare in termini significativi le 50.000 firme occorrenti per il deposito della proposta di legge in Parlamento. La FP CGIL sostiene tale iniziativa e intende contribuire a questo risultato, promuovendo la raccolta delle firme a partire da quelle delle lavoratrici e dei lavoratori che rappresentiamo. Roma, 20 settembre 2010


PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE
“ SVILUPPO DELL’EFFICIENZA ENERGETICA E DELLE
FONTI RINNOVABILI PER LA SALVAGUARDIA DEL CLIMA”
E’ necessaria e urgente una svolta radicale e globale nelle politiche energetiche a favore delle fonti
rinnovabili e di usi razionali ed efficienti dell’energia. La impongono il tendenziale esaurirsi del petrolio,
più in generale delle fonti non rinnovabili e la drammatica accelerazione dei cambiamenti climatici.
O si agisce subito o alla crisi economica e sociale, che sta sconvolgendo la vita di miliardi di donne ed
uomini, si intreccerà sempre di più quella ambientale e climatica.
Entrambi i problemi per essere risolti obbligano a notevoli discontinuità ed innovazioni nelle politiche
economiche, in quelle fiscali ed industriali e negli stessi comportamenti e stili di vita delle persone.
Da subito vanno prese decisioni politico programmatiche per avviare una globale e graduale transizione
dall’attuale dipendenza dalle fonti fossili verso l’uso razionale ed efficiente delle fonti energetiche
rinnovabili, pulite e prive di effetti collaterali se non quello di sostituire le importazioni di petrolio con
lavoro ed occupazione, che nel 2020, nella sola Italia, potrebbe contare oltre 300.000 nuovi posti di
lavoro.
E’ questa la strada su cui si è incamminata l’Europa con la decisione unilaterale e vincolante per i suoi
stati membri di ridurre, entro il 2020, le emissioni climalteranti del 20% realizzando, entro la stessa
scadenza, un aumento sempre del 20% sia dell’efficienza energetica sia del utilizzo delle fonti
energetiche rinnovabili.
Si tratta di impegni vincolanti a cui anche il nostro paese dovrebbe far fronte ed invece non lo fa. Come
per Kyoto, (dove per non averlo rispettato non saranno i dirigenti delle imprese inadempienti a pagare
le multe che la comunità europea ci sta già infliggendo, bensì i cittadini italiani) niente si sta facendo per
realizzare gli obiettivi della nuova direttiva europea per le fonti rinnovabili che va recepita entro il
5 Dicembre 2010. Il Governo italiano si è inoltre caratterizzato per un duro contrasto verso ulteriori
decisioni europee più stringenti come la riduzione del 30 % delle emissioni di CO2. Fino ad ora
inutilmente l’Europa sta chiedendo conto all’Italia di quali siano i nostri piani e quali progressi sono
stati compiuti nell’uso delle fonti rinnovabili.
Le mancate risposte del Governo italiano nascondono una diversa strategia rispetto all’Europa e al suo
pacchetto clima che affida la riduzione delle emissioni e la diversificazione dal petrolio all’avventura
nucleare, cioè a una fonte non rinnovabile e non prevista negli impegni europei, che non ha risolto i
problemi delle scorie radioattive e della sicurezza, e che ridurrebbe le emissioni solo per una quota
modesta della produzione di elettricità, e solo dopo il completamento delle centrale, ben oltre il 2020,
data entro la quale gli altri paesi Europei avranno già ridotto le loro emissioni del 20% ed oltre. Va
invertita la rotta che sta portando il paese fuori dall’Europa.
Inoltre l’attuale impianto normativo italiano non è in grado di consentire al paese di realizzare gli
obiettivi assegnati al nostro paese dal pacchetto clima EU. Né fino ad ora sono state presentate
proposte di recepimento della direttiva europea sulle le fonti rinnovabili.
Con questa proposta di legge di iniziativa popolare si intende contribuire a colmare questo deficit e ad
offrire un quadro normativo adeguato e in grado di recepire la direttiva.
In estrema sintesi la legge all’articolo 1 stabilisce le finalità di politica energetica fondata sulle fonti
rinnovabili ed escludendo l’uso del nucleare all’articolo 2. L’articolo 3 chiarisce, dopo l’esperienza
negativa del Cip6 e delle fonti assimilate, quali siano le vere fonti rinnovabili e fra queste quali sono
sostenibili e quali no, ammettendo all’incentivazione solo quelle sostenibili.
L’articolo 4 stabilisce che la produzione di energia elettrica e di calore da fonti rinnovabili sostenibili,
cosi come gli usi razionali ed efficienti dell’energia, sono da considerarsi attività di pubblica utilità. Per
questa ragione hanno entrambe diritto ad una equa e giusta remunerazione che compensi l’energia
effettivamente prodotta o quella risparmiata, ma anche i vantaggi ambientali che entrambe incorporano,
non emettendo gas nocivi al clima o inquinanti l’aria che respiriamo.
L’articolo 5 afferma che l’energia elettrica prodotta con fonti rinnovabili deve essere, da parte del
gestore, immessa obbligatoriamente in rete.
L’articolo 7 punta a far compiere al Paese un passo deciso per migliorare la propria efficienza
energetica: un piano di riqualificazione degli edifici che ne riduca i consumi di elettricità e calore e sposti
le attività del settore edile verso la manutenzione e riqualificazione del già costruito abbandonando la
cementificazione del territorio.
Promuovendo lo sviluppo delle rinnovabili sostenibili e promuovendo una forte politica di risparmio
energetico la legge intende favorire l’abbandono dell’attuale modello energetico monopolista e
centralista, per passare ad uno distribuito sul territorio e conquistare così democrazia energetica: ogni
casa, ogni condominio, comunità, quartiere, centro commerciale, fabbrica potrà produrre energia per il
fabbisogno sia proprio che del vicinato sfruttando le fonti rinnovabili più convenienti secondo le
potenzialità del luogo. Coerentemente con questo contesto l’articolo 10 richiede interventi di
adeguamento della rete elettrica a favore delle rinnovabili e stabilisce che la proprietà e la gestione della
stessa debbono essere pubbliche.
Infine per quanto riguarda la mobilità l’articolo 13 intende favorire scelte capaci di sottoporre il
territorio italiano ad “una cura del ferro” per spostare la mobilità di persone e merci dalla gomma al
ferro, su tram, metrò, treni, e al cabotaggio sulle autostrade del mare, concentrando in questa direzione
le scelte e gli investimenti infrastrutturali anziché su strade ed autostrade e trasporto individuale.
Per realizzare gli obiettivi di questa legge emergono come fonti di finanziamento: il conto energia, la
Tobin tax che potrebbe anche contribuire a regolare il mercato finanziario mentre si potrebbero usare a
fini sociali le entrate della tassazione volta a scoraggiare la speculazione, l’istituzione di un fondo
speciale presso la Cassa Depositi e Prestiti per adeguare gli edifici pubblici.
L’approvazione di questa legge consentirebbe a questo paese di conquistare una reale autonomia
energetica perché da un lato promuovendo usi razionali dell’energia ne ridurrebbe il fabbisogno e
dall’altro perché produrrebbe l’energia necessaria con le uniche fonti di cui l’Italia resterà sempre
veramente ricca: cioè il sole, il vento, le biomasse, la forza dell’acqua fluente e il calore che scorre sotto
terra.
Mettere l’Italia al passo dell’Europa e inserirla fra i paesi che guidano la lotta ai cambiamenti climatici è
una straordinaria opportunità per uscire dalla crisi economica, creando nuovi posti di lavoro e ponendo
le basi per uno sviluppo durevole, sostenibile e per una migliore qualità di vita.

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