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mercoledì 26 maggio 2010

Lettera al Presidente della Repubblica, contro la Legge sulle intercettazioni


Data la gravità della situazione, riteniamo necessario non lasciare nulla di intentato, e vi esortiamo a inviare il seguente messaggio al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per chiedere di non firmare il ddl Alfano sulle intercettazioni.
1) copia il messaggio
3) incolla il messaggio
4) inserisci i tuoi dati (impiegherai qualche secondo, ma è per una giusta causa)
5) clicca su invia
6) riceverai poi un’email sul tuo indirizzo di posta elettronica dal Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica: clicca sul link contenuto nell’email per confermare l’invioOggetto: scegliete voi il testo dell’oggetto per evitare che le email vengano bloccate
Al Signor Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Le scrivo per chiederLe di non promulgare la legge sulle intercettazioni, che, a quanto pare, verrà approvata dal Parlamento in tempi inspiegabilmente rapidi (si tratta realmente di una priorità per il nostro paese?). Ritengo questo provvedimento lesivo del mio diritto di essere informato perché i cittadini hanno il diritto di sapere e di essere correttamente informati! I diritti di espressione e di informazione non possono essere sacrificati in nome della tutela del diritto alla riservatezza. La tutela della privacy non si persegue imbavagliando la stampa e l’editoria, e neppure limitando le intercettazioni perché, così facendo, si ostacola il prezioso lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine nella loro quotidiana lotta alla criminalità. Se effettivamente si vuole regolamentare le intercettazioni, si preveda l’introduzione di una “udienza-filtro”, cioè la possibilità per il magistrato di sottoporre ad un ulteriore stralcio i testi delle intercettazioni e degli altri atti portati a conoscenza delle parti, per secretare quei passaggi che riguardino terze persone estranee all’inchiesta o anche gli stessi indagati, ma per aspetti privati non essenziali all’indagine. Ma non si privi mai l’opinione pubblica del diritto di conoscere e di capire.Si sente spesso dire che il Parlamento è lo specchio della società. Bene, lo si sappia chiaramente: moltissimi cittadini, dei più diversi orientamenti politici, considerano il ddl Alfano una vera e propria censura. I nostri rappresentanti politici non possono in alcun modo arrogarsi il diritto di censurare la stampa, perché è l’unico strumento che permette a noi cittadini di verificare il loro operato. Tutta la classe politica italiana deve tenere ben presente che, in democrazia, gli eletti sono tenuti a rendere conto di ciò che fanno agli elettori. E, nelle vesti di amministratori pubblici, i politici hanno il dovere della trasparenza.Mi rivolgo quindi a Lei, il garante della Costituzione, affinché a tutti i cittadini italiani vengano assicurati i diritti di espressione e di informazione, quegli stessi diritti che la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha definito prevalenti sul diritto alla riservatezza.Cordiali saluti

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