
FIAT e FIAT Industrial usciranno da Confindustria dal 1 gennaio 2012. E' quanto annunciato dall'amministratore delegato FIAT, Sergio Marchionne in una lettera inviata al Presidente degli industriali, Emma Marcegaglia. Per la CGIL, la decisione di Marchionne “è la conferma dei nostri timori su di una scelta già compiuta e decisa da tempo da parte di chi non vuole rispettare le regole e nega la rappresentanza”.
“Ti confermo che, come preannunciato nella lettera del 30 giugno scorso, FIAT e FIAT Industrial hanno deciso di uscire da Confindustria con effetto dal 1 gennaio 2012”. Così l'amministatore delegato FIAT, Sergio Marchionne, ha annunciato in una lettera inviata al Presidente degli industriali, Emma Marcegaglia, l'addio dell'azienda da Confindustria. Marchionne, inoltre, ha comunicato una nuova produzione per lo stabilimento di Mirafiori che inizierà dalla seconda metà del 2013: un suv a marchio Jeep. Intanto, i titoli in borsa del Lingotto sprofondano del 4%.
Purtroppo, secondo il Segretario Confederale della CGIL, Vincenzo Scudiere, “questa posizione trova sostegno da parte di un governo giunto al capolinea e che non ha mai avuto la capacità di farsi rispettare e di far rendere conto alla FIAT delle scelte compiute. Un governo che ha sempre rincorso il Lingotto e che tutte le volte lo ripaga con scelte che non aiutano il Paese”. Inoltre, aggiunge il dirigente sindacale, “è spiacevole che proprio dalla più grande azienda italiana continuino ad esserci scelte che puntano a mettere in discussione i passi avanti fatti con gli accordi che hanno come obiettivo la ricostruzione di regole nell'ambito di nuove e rinvigorite relazioni sindacali”.
Scudiere sottolinea inoltre che “intestardirsi nell'applicazione dell'articolo 8 poi, sta diventando un esercizio inutile perché, è l'ulteriore pretesto dell'Ad di FIAT per giustificare decisioni industriali non chiare, insieme a piani industriali e ad investimenti tanto annunciati quanto frequentemente rimessi in discussione. Sarebbe utile - conclude Scudiere - che tutti la smettessero di rincorrere l'ingegner Marchionne, mettendolo di fronte alle proprie responsabilità, e difendessero allo stesso tempo gli accordi interconfederali sottoscritti”.
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