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giovedì 27 febbraio 2014

X congresso CGILFP giornata conclusiva


RSU FPCGIL


Il documento è stato elaborato dal Gruppo RSUFPCGIL del Comune di Palermo, col preciso intento di porre in essere riflessioni dentro la Funzione Pubblica, convinti che, il cambiamento delle rivendicazioni sindacali è strategico per i lavoratori e per il sindacato medesimo.

Si articola in otto punti:

□ Crisi politica e identitaria della Sinistra

□ Fallimento e arretramento degli ultimi 150 anni

□ Inefficienza Pubblica Amministrazione

□ Precarizzazione del rapporto di lavoro e delle retribuzioni

□ Fallimento del CCNL e della contrattazione di II livello

□ Zavorre e improduttività della P.A.

□ Falso Welfare

□ Sindacalismo Germanico

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Crisi politica e identitaria della Sinistra



La crisi politica e dei suoi valori, posto che ad essa si riconosca la funzione di portatrice di valori, in primis la lealtà all’ordinamento democratico, alla Carta Costituzionale, ai doveri di correttezza nella gestione della res pubblica, ivi inclusi i beni materiali e immateriali - dicevamo la crisi della politica, segna un punto di non ritorno dal momento che, la peggiore classe politica degli ultimi 150 anni ha rappresentato e governato l’Italia, posto ulteriormente che, neppure l’opposizione, rappresentata da partiti\formazioni collocabili nell’area definita centro-sinistra, non è stato in grado di far valere, sia per assenza di numeri, sia per assenza di idee alternative, i propri modelli o archetipi allo strapotere dei partiti ispirati alle idee del neo-liberismo.

In questo clima di generale malessere verso la politica, si inserisce ahinoi, una Sinistra balbettante che, come dicevamo, non ha i numeri in un ramo del Parlamento o, a livello locale è si, al governo della Città ma, non ha rappresentanti tra i consiglieri Comunali o, è\non è\forse è\ non l’abbiamo ancora capito al Governo Regionale ma, neppure a Sala d’Ercole ha deputati Regionali, posizionandosi in posizione di subalternità (più precisamente inclinati e genuflessi) ma, si contraddistingue in tutti i casi, sia essa nazionale, locale o regionale per una linea comune: sordi e muti quando si tratta di dialogare o ascoltare la CGIL, la Funzione Pubblica in particolare!

Una sinistra in piena crisi identitaria e in preda a una crisi di nervi, caratterizzata da lotte intestine che, non riesce a condividere nemmeno le proprie idealità con i propri iscritti- simpatizzanti che, invece, si dimostrano estremamente critici (massa critica direbbero gli studiosi di politica) proprio contro la sinistra inerme.

E’ crisi identitaria e valoriale perché non riusciamo a tenere il passo con le trasformazioni che il mondo (politico, lavorativo, sociale, economico…) intraprende, limitandoci ad annotare le anomalie e le storture che tali cambiamenti porterebbero ma, ci limitiamo a farlo con modalità, tempistica, usi e clichè, ormai fuori moda e anacronistici, senza proporre alternative, mentre al contempo restiamo spocchiosi nel ripetere uno slogan a noi caro: ” La storia siamo noi”. Così facendo rischiamo di restare e trasformarci in depositari del sapere, col rischio di ripetere soltanto uno slogan, mentre a breve saremo costretti a dover ammettere che, Il Futuro sono altri!

Siamo assenti o, “diversamente presenti” e non facciamo breccia nelle nuove generazioni, tra i cosiddetti “nativi digitali” oggi ventenni, tra coloro che hanno vissuto nel pluridecennale periodo Berlusconiano e conosco soltanto Silvio come referente politico e, rischiano con le modifiche del mercato del lavoro, che la politica si appresterà a breve a porre in essere, ad essere tagliati fuori dai processi produttivi e lavorativi, sempre di più ridotti a soggetti effimeri, sempre più precari, sempre più senza tutele.



Fallimento e arretramento degli ultimi 150 anni



Riteniamo necessario ripartire e riconsiderare gli errori commessi e i relativi fallimenti – (se la storia è maestra di vita) -, gli errori non si devono ripetere. Viviamo nella regione che ha perso tutti gli appuntamenti con la storia, che è al palo rispetto le dinamiche lavorative e i processi produttivi, spettatrice silente del mondo che le sta attorno, ferma nei suoi stereotipi che si è costruita per mascherare la propria mediocrità, che non è stato in grado di espellere in 150 anni il suo peggior prodotto: la Mafia, garantendo spesso impunità ai mafiosi grazie a connivenze politiche.

Risultato 40 anni di latitanza dorata per Riina e 30 per M.M. Denaro, oltre non ultimi, le minacce di morte che giungono ai magistrati incaricati delle indagini, proprio da chi è attualmente in regime di 41 bis e, a rigor di logica, dovrebbe essere in condizioni di non dialogare con l’esterno.

Un fallimento politico, sociale, economico, produttivo che ha riflesso in tutti i settori: da quelli istituzionali, a quelli politici, a quelli della Pubblica Amministrazione. In una sindrome di Stoccolma rovesciata, chi delinque trova e troverà terreno fertile in una popolazione, in costante arretramento culturale e materiale e con un bassissimo indice di mobilità sociale, i figli dei ricchi resteranno ricchi e i poveri rimarranno poveri, in barba al tanto decantato art.34 della Carta Costituzionale che prevede, per chi è privo di mezzi ma, meritevole, il diritto di raggiungere i gradini più alti degli studi.

Il riscatto è la fuga da questa isola!



Inefficienza Pubblica Amministrazione



In questo clima di arretratezza diffusa, non può che farla da padrone una P.A. gestita da potentati locali, stretti in un connubio politico-amministrativo-sindacale, lungi dall’essere al servizio dei cittadini, ma asservita agli istinti predatoti di pochi; in parallelo al modus operandi gestito dai signori del 41 bis, nella P.A. non si uccide, non si spara ma, si delinque incorrendo i sempre più casi di corruzione e concussione o sperperando in mille rivoli i fondi pubblici.

Una P.A. senza controlli ma, controllata da amministratori politicamente incapaci e culturalmente impreparati, per assolvere il compito istituzionale.

Inefficienza che si manifesta negli atti prodotti da chi ha il potere di spesa, spesso frutto di interpretazioni personalistiche della norma di riferimento, che, produce danni nei confronti dei cittadini e per riflesso genera un clima di esasperata avversione\ostilità nei confronti di ciò che, è identificabile col sostantivo Pubblico.

Dirigenti con potere di spesa, pavidi e incapaci – pavidi nella maggior parte dei casi a causa della precarietà del rapporto di lavoro, pavidi nella restante casistica per convenienza personale, incapaci di opporsi ai desiderata degli Amministratori, rischiando, se si opponessero di essere esautorati. Un pot-pourri che, ha trasformato il dirigente in semplice esecutore materiale di proponimenti già in partenza errati e dannosi. Dolosi perché conniventi silenziosi dell’Amministratore. A cascata ad un dirigente pavido e incapace fanno da corollario un entourage di altrettanti incapaci e inetti a cui, a onor del vero, andrebbe riservato la risoluzione del rapporto di lavoro ma, ahinoi, in un gioco perverso, proprio a costoro vengono riservate premialità o indennità a danno, invece, di molti meritevoli e capaci.

Un discorso a parte meritano le interpretazioni a senso unico e unilaterale da parte dei Dirigenti ma, di ciò parleremo affrontando l’argomento CCNL e contrattazione di II livello, fallimentari in entrambi i casi.



Precarizzazione del rapporto di lavoro e delle retribuzioni



La Pubblica Amministrazione va male, è notorio a tutti, è la pantomina di se stessa, è ahinoi identificata con il demiurgo che ne è a capo! P.A.= burocrazia, occupiamo il 1° posto in Europa-paesi membri dell’U.E. di essere la più lenta…

Perché non darle il colpo di grazia, terminando l’opera di svuotamento di funzioni iniziato con il processo di destrutturazione dell’ordinamento democratico realizzato in quel di Villa Vanda ad Arezzo, dal gran capo della loggia massonica P2 e terminato dal muratore S. Berlusconi. Basta quindi applicare le norme più odiose che si possano creare: precarizzazione del rapporto di lavoro, precarizzazione delle retribuzioni, in fine precarizzazione della vita sociale-personale-affettiva del lavoratore.

Tutto ciò in dispregio del dettato costituzionale di cui all’art.3 e all’art.4

Art.3… È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando, di fatto, la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Art.4 La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.



Riteniamo la Carta Costituzionale ottima per paesi maturi e civilmente progrediti ma, ahinoi in Italia sta a metà tra il libro dei sogni e il satiricon. Come si può coniugare la partecipazione, il pieno sviluppo della persona umana, la rimozione di ostacoli economici e sociali, il diritto al lavoro, la scelta, con chi vive in situazione di disagio lavorativo avendo il punto cardine, ossia il lavoro - base delle funzioni vitali di un adulto, in regime di precarietà?

Precarizzato non per scelta propria si badi bene ma, perche la politica a tutti i livelli non è in grado di porre in essere strumenti, norme, atti che ne favoriscono la fuoriuscita, salvo qualche pannicello caldo e dai dubbi proponimenti come l’emblematico D.L.101/13 oggi L.123 noto come ammazza precari.



Fallimento del CCNL e della contrattazione di II livello



Ciò fa il pari con il fallimento del CCNL e della contrattazione di II livello, l’uno, perché a rigor di logica dovrebbe essere blindato e rispettato da entrambe le parti e non in deroga come oggi, e l’altra, perché ripropone in chiave locale una vecchia ricetta cara ai nostri Governi: le gabbie salariali che mantengono, di fatto, la differenziazione di salario tra le varie Amministrazioni presenti nel territorio Nazionale.

Dizione di contratto: regolamento di interessi che trae la sua forza vincolante dall’accordo di coloro che lo stipulano…la massima espressione dell’autonomia privata del potere, cioè, che hanno i soggetti di dettare una regola ai propri interessi… la conseguenza sul piano giuridico di tale caratteristica è la cosiddetta relatività del contratto, vale a dire produce effetto solo tra le parti.

Sottolineiamo la dizione forza vincolante dall’accordo di coloro che lo stipulano.

Si citano al riguardo alcune deviazioni dall’accordo vincolante; solo un esempio non esaustivo tra le casistiche riscontrate:

□ Indennità previste dal contratto che sarebbero regolate dalla contrattazione di II livello ma, invero determinate da una forza svincolante il patto sopra accennato, nel momento in cui basta un semplice parere dell’Agenzia Negoziale, meglio nota come ARAN. Risultato, perdita di salario accessorio per il lavoratore e, in alternativa la non sottoscrizione del contratto con ulteriori perdite economiche. Ob torto collo un gioco al massacro con le OO.SS. in funzioni di meri notai e il contratto vilipeso dall’azione interpretativa di uno solo dei contraenti.

□ Costituzione del fondo, qui si raggiunge il top! Il sindacato è escluso dalla costituzione ma, viene soltanto informato del quantum previsto, cui può fare soltanto annotazioni. Per esemplificare l’Amministrazione si comporta come una banca che, determina gli importi di un tuo conto personale, da cui puoi solo attingere dietro accordo ma, non puoi partecipare alla costruzione del tuo conto personale che invece è effettuato conto terzi, dalla banca medesima…Risultato, restituzione delle somme non dovute da parte dei lavoratori – caso emblematico lo IACP

Ulteriore nota dolente della contrattazione di II livello è la modalità operativa con cui viene svolta, sopratutto nella tempistica che denota il disturbo, se non addirittura il disgusto di parlare di temi quali il salario accessorio. Insomma è considerato più che altro, un adempimento di legge. Modalità che si rifà al vecchio metodo del caporalato nella redistribuzione del salario: tu si, tu no!

Si badi bene: tra il tetto di impinguamento del fondo che non deve superare il quantum – non derogabile - previsto nel 2010, e l’impossibilità di apportare risorse neppure dalle economie di gestione, l’intervento del sindacato si limita alla dislocazione delle risorse in produttività.

Qui si apre un capitolo a parte, grazie al lascito dell’accoppiata ministeriale Brunetta\Tremonti che, con l’intento di fare cassa sul pubblico impiego hanno inventato un sistema perverso di autofinanziamento del Fondo: la valutazione della perfomance, (il che ha qualcosa di sessuale, laddove la perfomance è raggiunta dal solo datore di lavoro e, in posizione genuflessa stanno soltanto i lavoratori), meglio noto come valutazione e premialità della mediocrità; infatti, sono premiati i capibastone, gli scendiletto e i galoppini di questo o quell’altro dirigente posto che, la valutazione dovrebbe basarsi su criteri oggettivi, ma, invero i criteri sono sic et simpliciter molto soggettivi. Ogni commento al riguardo è superfluo.

In breve viene realizzata la slot-machine, il cui jackpot è costituito dalle economie prodotte annualmente, si badi bene non si parla di quelle fisiologiche…un sistema di svalutazione che, di fatto, priva di una parte di salario il lavoratore nella logica del non tutto a pioggia ma, salvaguardando pochi.

La dislocazione delle risorse – nella produttività – onde evitare di perderle e trasferirle nel bilancio dell’Ente è l’extrema ratio dell’azione sindacale, non una conquista, perché rammentiamo a noi stessi che, la contrattazione di II livello venne adottata per garantire migliorie economiche e non per privare di esse il lavoratore.



Zavorre e improduttività della P.A.



Da un’analisi comparata del maggio 2013, relativa alla composizione del Pubblico Impiego i tre paesi Europei – Italia, Francia, Regno Unito, -si rilevano macroscopiche differenze che esporremo:

ITALIA FRANCIA Regno Unito (Inghilterra, Galles, Scozia, Irlanda del Nord)

14.8% di occupati 20% di occupati 19.2% di occupati

3,3 milioni 5,7 milioni 5,5 milioni



In Italia non soltanto siamo numericamente inferiori ma, la distribuzione riflette l’idea stessa che si ha della P.A., basti un dato per comprendere:

13% di occupati in Calabria

6% di occupati in Lombardia

Ciò significa che la P.A. è un ammortizzatore sociale, lungi dall’essere erogatore di servizi, con delle eccezioni in regioni di consolidata esperienza civile e\o bilinguismo, soprattutto centro settentrionale.

Altro dato che fa riflettere è l’età media, siamo vecchi e ciò ha ripercussioni sulla disponibilità alla formazione e all’aggiornamento:

28% di occupati sotto i 35 anni di età in Francia

25% di occupati sotto i 35 anni di età nel Regno Unito

appena il 10% di occupati sotto i 35 anni di età in Italia

Personale femminile pari al 55% degli occupati ma, praticamente sporadiche sono le presenze nei ruoli apicali: su 254 D.G. del comparto sanità soltanto 28 sono donne.

Oltre che vecchi siamo pure poco istruiti:

34% di occupati laureati in Italia

54% di occupati laureati nel Regno Unito

Le retribuzioni sono la spina nel fianco, la dolente, dolentissima nota, grazie al blocco del rinnovo contrattuale nazionale e al contenimento della spesa pubblica, le retribuzioni sono le più basse dell’aerea Euro.

Crescono invece i dirigenti dall’1 su 12.3 addetti del 2003 a 1 su 11.5 addetti del 2013 mentre, i cugini transalpini si assestano a 1 su 33 addetti. Retribuzioni dirigenziali - no problem: guadagnano, caso emblematico nell’area delle agenzie fiscali - dirigente di prima fascia, niente popò di neo che 9 volte in più della retribuzione media dei dipendenti…

Le conclusioni dell’analisi comparativa sono pietose per la P.A. Italica che, viene definita: “Un paziente con gravi turbe alimentari, che si nutre male, disordinatamente e cresce malaticcio”.

Soffre di 5 handicap:

età media alta

scarsa qualificazione

scarsa presenza delle donne in ruoli apicali

è un ammortizzatore sociale

qualifiche verso l’alto senza ritorni in produttività e responsabilità

Si aggiunga pure al quadro impietoso che: non c’è buona formazione, la presenza femminile è travolta dalla mascolinizzazione degli incarichi fiduciari, la distribuzione geografica è squilibrata e i dirigenti sono disegnati non sulle reali funzioni ma, sulla vicinanza al politico di turno, pertanto poco responsabilizzati rispetto ai risultati, alla valutazione di cittadini e alla necessità di cambiamenti che la società richiede.



Falso Welfare



Vi invitiamo a ricordare questa data 1901 e questo nome GHENT, amena cittadina fiamminga che, 113 anni fa vide la luce per la prima volta di un particolare istituto di welfare state, sconosciuto da tutti i paesi industrializzati e che, si regge su una partecipazione sindacale al governo di detto istituto.

Ci soffermiamo e ritorneremo successivamente sull’argomento.

I sindacati vengono istituiti come confederazioni finalizzate alla lotta per il lavoro, il pane e la sicurezza sociale, rivendicando, sul presupposto che i lavoratori costituiscono la percentuale più alta della popolazione, la rappresentanza esclusiva.

L’Italia è classificata da cluster sociologici come paese pre-moderno, poiché ben lontano dagli standard di civiltà affermatisi nell’Europa continentale e, lontanissimo dai paesi scandinavi caratterizzati da una lunga storia social-democratica (Svezia, Danimarca, Finlandia) e dal potere sociale dei sindacati; questi ultimi stati europei condividono con il Belgio l’assicurazione contro la disoccupazione finanziata dallo Stato.

Ciò ha ricadute in termini di iscritti, in Svezia che non ha il reintegro del lavoratore e quindi la prefigurazione della perdita del lavoro fa si che, ci si iscriva al sindacato perché in esso riconoscono colui che tutela i propri interessi. Sempre in Svezia la percentuale delle donne iscritte alla confederazione Kommunal (P. Impiego) è dell84% e supera gli iscritti della Metall (la Fiom svedese). In Italia l’indice di gradimento dell’attività sindacale è pari al 17%, inferiore al gradimento della classe politica…

Percentuali di iscritti di tali dimensioni si hanno in Danimarca e Norvegia 80% dove il CCNL non è tale e non ha valore erga omnes e, in Finlandia 95%, dove il CCNL ha valore erga omnes.

Da dove deriva la forza sociale e contrattuale del sindacato?

Ritorniamo a GHENT e al 1901, ancorché menti illuminate e sindacalmente evolute hanno realizzato un artificio che, ha ripercussioni e protegge i lavoratori nel malaugurato caso della perdita dell’occupazione.

Programma finanziato dallo Stato, gestito dal sindacato, su adesione volontaria in vigore in Belgio, Danimarca, Svezia, Finlandia, ma, con degli obblighi inderogabili per chi vi aderisce.

Risultati: rendita di posizione in termini di crescita associativa, in termini finanziari, in termini negoziali, perché tutela chi ha perso il posto di lavoro e rintraccia una tipologia di lavoratori per nulla sindacalizzati o in possesso di contratti di lavoro precari.

Sarebbe un viatico per l’Italia, soprattutto per il recupero della contrattazione nazionale, ferma per le lobby economiche-finanziare presenti in Parlamento.

Una domanda nasce spontanea, posto che 113 anni fa eravamo in condizioni ben note e riferite dai libri di storia ma, in 113 anni non abbiamo mai preso in considerazione che, occorrerebbe cambiare lo stato sociale anche con forzature in Parlamento?

Perché non abbiamo peso politico, perché percentualmente siamo sotto la politica, perché siamo “diversamente presenti” nei luoghi di lavoro, perché percepiamo i salari più bassi d’Europa e dallo studio dell’ufficio di statistica Europea risulta che, soltanto il 12% degli stipendiati riesce ad arrivare alla fine del mese?

O non siamo capaci a contrattare o, come sosteniamo il sistema di relazioni sindacali è legato a liturgie anacronistiche, di fatto, è obsoleto, utile soltanto per un paese pre-industriale.



Sindacalismo Germanico



Consideriamo il sistema produttivo Italia nel suo contesto geografico e osserveremo l’immenso divario tra i salariati tedeschi e quelli italiani a parità di livello di inquadramento e mansioni:

Azienda Volkswagen- factory town di Wolfsburg Azienda Fiat – Stabilimento di Mirafiori

Operaio stipendio mensile €2700

€ 3000 con qualche ora di straordinario Operaio stipendio mensile €1350 straordinari inclusi.



Dov’è il trucco? Si chiama cogestione, ossia i rappresentanti dei lavoratori partecipano al board aziendale, nelle medie e grosse aziende; la Germania non è in crisi perché ha introdotto forme di democrazia nelle aziende, nelle fabbriche, basando l’azione sindacale non soltanto sul conflitto ma, partecipando attivamente agli organismi direttivi, conoscendo per tempo la strategia della propria azienda. Per la cronaca, istituito a seguito referendum nel 1951, introdotto con legge dello Stato grazie al compagno W. Brandt nel 1976 nelle aziende, nonostante i tentativi di CONFINDUSTRIA germanica di abolirlo.

Due date 1901 GHENT e 1951 cogestione, noi siamo leggermente ma leggermente in ritardo…

E’ pensare che l’art.46 di quel famoso libretto satirico - libro dei sogni lo prevede pure, infatti, recita: “La Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende”.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti, referendum Fiat (spada di Damocle) e licenziamento dei delegati sindacali FIOM reinseriti soltanto dopo condanna della magistratura, aziende chiuse e delocalizzazione; in Germania la cogestione produce utili e, lo stesso vale per i 12 paesi Europei che garantiscono diritti di partecipazione perchè alla condivisione della strategia aziendale, si coniuga il potere di controllo su azionisti e top-manager, e il diritto di veto se la proprietà decide per la delocalizzazione. Il conflitto sindacale è regolamentato ed esercitato in quanto riconosciuto come diritto.



Conclusioni



Provate a immaginare la forza dirompente di tale cogestione, se applicata in futuro in Italia, nel settore pubblico e ancor di più negli organi direttivi di controllo pubblico. Sarebbe la svolta epocale per una P.A. da ammortizzatore sociale a valore aggiunto per un paese in transito verso la democrazia seria e partecipata. Ci sdoganeremmo dei due periodi ventennali di: gestione fascista del secolo scorso e, neo-liberista\piduista negli anni 1993/2013.

Utopia, sogni?

E’ giunto il momento di ripensare le modalità di intervento, sindacale, laddove esso è strategico per la vita democratica, abbandonando timori e remore, perché il mondo è in tumultuoso cambiamento e non possiamo permetterci il lusso di restare immobili ne, di considerare come unico strumento il conflitto o il ricorso all’art.28.

Una legislazione al passo coi tempi, un sindacalismo più consono al periodo che stiamo attraversando, una normativa di riferimento e un contratto nazionale prossimi all’Europa continentale, possono soltanto essere il modo per compiere quel passaggio da una democrazia fumosa a una democrazia partecipativa.










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