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venerdì 10 settembre 2010

Nota di R. Dettori - contratto Fiom


E' veramente farsesca la rappresentazione che da più parti arriva sulla disdetta unilaterale del Contratto Collettivo Nazionale dei lavoratori metalmeccanici. Affermare, da un lato, che da quella disdetta dipende la competitività del sistema industriale italiano ed il conseguente rischio di delocalizzazione degli impianti industriali e, dall'altro, che quella disdetta è la normale, "democratica" conseguenza del contratto di lavoro sottoscritto da Fim e Uilm, è fuorviante e strumentale. La semplice verità è che con quell'atto si è voluto produrre un'accelerazione nel percorso di abbassamento dei diritti del lavoro e un'ulteriore lacerazione del rapporto che lega i lavoratori e le lavoratrici alle loro rappresentanze. Quell'atto, perpetrato soprattutto contro i lavoratori metalmeccanici, iscritti e non alla FIOM, ripropone, infatti, una delle più grandi questioni che oggi attraversano l'intero mondo del lavoro, e non solo: cosa lega il mandato a rappresentare interessi, bisogni, aspirazioni alla necessità di assumere reali processi di verifica democratica? Quel bisogno di democrazia che si invoca, giustamente, quando si limita la libertà di espressione, ma che viene espunta dai ragionamenti quando si tratta di acquisirne l'aspetto più centrale: il mandato a rappresentare. Non si può nè si deve limitare la libertà di parola a nessuno, tantomeno al segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, al quale va la nostra solidarietà. Quel nessuno sono anche le centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori del settore meccanico ai quali è, di fatto, impedito di esprimere il loro giudizio sulle scelte che li riguardano. Più o meno quel che sta accadendo nella vicenda delle elezioni delle RSU nel pubblico impiego. La Fp Cgil è al fianco della FIOM e sosterrà i percorsi e le iniziative che assumerà in queste ore, a cominciare dalla visibile presenza delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici alla manifestazione del 16 di Ottobre. Quando la deroga diventa regola non può essere e non è questione che riguarda solo un pezzo del mondo del lavoro. Roma 9 Settembre 2010

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