LA CASTA?... e nulla a confronto
Assumereste qualcuno sapendo che resterà assente 26 giorni al mese? Eppure c'è chi lo fa. A Palermo. Purché il fortunato, si capisce, sieda nel Consiglio comunale: sarà il municipio, infatti, a pagare tutte le assenze. Più i gettoni di presenza, ovvio. Per un totale, tenetevi forte, di tre milioni l'anno. Una somma pazzesca. Da aggiungere a quella non meno folle (altri 2 milioni e mezzo) per i consiglieri delle circoscrizioni. Le quali hanno 750 dipendenti e costano all'indebitatissimo Comune quasi 20 milioni l'anno. Per capirci: sei volte più di quanto è stato complessivamente distribuito con l'8 per mille nel 2008 alle 808 associazioni di volontariato italiane che tappano tutti i buchi dello Stato sociale.
La denuncia è del Giornale di Sicilia. Che con una dettagliatissima inchiesta di Giancarlo Macaluso dimostra con chiarezza accecante che tutte le autocritiche, tutti i buoni propositi, tutte le promesse, tutti i solenni giuramenti intorno ai tagli dei costi della politica erano aria fritta. Bla bla bla. Soprattutto in certe realtà del Mezzogiorno. Come appunto Palermo. Città a larga maggioranza berlusconiana dove però l'impegno berlusconiano a governare «col buonsenso del buon padre di famiglia», come sa lo stesso Cavaliere costretto a tappare le spaventose voragini nel bilancio delle municipalizzate (si pensi all'Amia, la società che si occupa della catastrofica nettezza urbana, salvata l'anno scorso col regalo di 80 milioni di euro nel decreto «milleproroghe »), viene quotidianamente disatteso. Ma andiamo con ordine. Partendo dai gettoni ai consiglieri comunali.
Ogni eletto alla Sala delle Lapidi incassa 156 euro lordi a seduta per un massimo di 21 sedute al mese: totale 3.276 euro. Direte: teoriche, mica si possono riunire (tolti i sabati e le domeniche) quasi tutti i giorni! E invece sì: oggi un consiglio, domani una commissione, dopodomani una missione... Eppure, come spiega il cronista, paradossalmente «il problema non è tanto il costo, quanto la scarsissima produttività di un'Aula che per mesi è rimasta paralizzata». Totale dei gettoni pagati in un anno stando all’ultimo bilancio: 2.024.000 euro.
Volete un paio di paragoni? A Torino, città assai più grande, il gettone di presenza (e il limite massimo scende a 19 sedute) cala a 120 euro. A Padova precipita a 45 euro e 90 centesimi (meno di un terzo), le sedute del consiglio in tutto il 2009 sono state 24 e il costo complessivo, commissioni comprese, è stato di 72.383 euro. Un ventottesimo rispetto al capoluogo siciliano. C’è chi dirà: ma lì la città è più grande! Facciamo un rapporto col numero di abitanti: quei gettoni ai consiglieri sono costati nel 2009 a ogni cittadino padovano 34 centesimi. A ogni palermitano 3 euro e passa. Nove volte di più. Senza contare le spese esorbitanti dei rimborsi.
Stando alle regole, palazzo delle Aquile alle aziende danneggiate da dipendenti che si assentano dal lavoro perché impegnati con le attività municipali (sommando le due retribuzioni) risarcisce non solo lo stipendio, ma anche gli oneri previdenziali. E parliamo di cifre grosse. Spiega Macaluso che mediamente ogni consigliere «gode dei permessi per le attività in commissione, le missioni, le sedute d'aula e altri impegni istituzionali» per «26 giorni al mese. Praticamente tutto l'anno».
Va da sé, come dicevamo, che all’idea di assumere qualcuno sapendo che marcherà visita 26 giorni al mese ogni imprenditore risponderebbe: non sono mica un baccalà. Bene: Palermo sembrerebbe piena di baccalà. Che hanno preso in azienda dipendenti, di un po' tutti i partiti, destra e sinistra, «dopo» la loro elezione a palazzo delle Aquile. Alcuni casi? Ninni Terminelli «risulta assunto a tempo indeterminato alla Asem dal primo giugno del 2009 come "addetto alla esecuzione di progetti". E per i primi sei mesi di (non) lavoro il Comune ha rimborsato alla società 18 mila 322 euro e 13 centesimi, media mensile lorda di 2.600 euro». Ivan Trapani, impiegato alla Fenapi (Federazione nazionale autonomi piccoli imprenditori) «nel 2009 è costato alla casse del Comune 1.522 euro al mese». Vincenzo Tanania, assunto come «dirigente full time» dalla società cooperativa a responsabilità limitata «Kappaelle Comunicazioni & Eventi» nel marzo del 2010, è costato «il primo mese 4.832 euro, a maggio 4.058 e a giugno 5.314». Stefania Munafò, impiegata alla coop «Cosev arl», una media mensile di 2.054.
Andiamo avanti? Per le assenze da gennaio a dicembre del 2009 di Giuseppe Milazzo, il Comune ha rimborsato all’Amia 22.520 euro. Per quelle di Fabrizio Ferrandelli, alla Banca Popolare Sant’Angelo, 34 mila. Per quelle di Rosario Filoramo alla Uisp (Unione italiana sport per tutti) 51.774. Totale annuale dei rimborsi alle aziende che hanno la sventura di avere a busta paga un consigliere comunale: 950 mila euro. Quanto basta perché il cronista del quotidiano palermitano, con un pizzico di malizia dovuta alla scoperta in questi anni di troppi scandali e troppi furbetti, suggerisca ironico: «A volere dare un consiglio un po' truffaldino, vi suggeriamo un trucco nel caso in cui non abbiate un lavoro e siate diventati consiglieri. Rivolgetevi a un imprenditore amico o a una cooperativa e fatevi assumere». Non che sia stato accertato «che la pratica sia in uso a Palermo», precisa. Però...
Quanto ai consigli circoscrizionali, sono otto e hanno 750 dipendenti (dei quali 41 funzionari e 109 istruttori) che si aggiungono a tutti gli altri «comunali». I quali sono, comprese le municipalizzate (siete seduti? tenetevi forte) un esercito di circa 21 mila persone. Costo degli addetti alle sole circoscrizioni: 19 milioni e mezzo di euro. Una cifra spropositata. Alla quale va aggiunto il costo dei 120 consiglieri e degli otto presidenti. Citiamo l'inchiesta parola per parola: «In gettoni di presenza se ne va un milione e 710 mila euro (cifra inserita nel Peg anche per il 2011 e il 2012). Ciascun consigliere, infatti, percepisce 96 euro lordi a seduta» (contro i 60 dei «pari grado» torinesi, il doppio dei «comunali» padovani) «per un massimo del 50% dell'indennità che spetta al loro presidente, poco meno di 2.500 euro. Per cui al lordo ciascuno di essi percepisce 1.222 euro, al netto della ritenuta del 23% siamo a un netto di 950 euro al mese naturalmente maturati per intero. Figurarsi se c’è una circoscrizione che almeno non convochi tredici consigli al mese...».
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Per non dire «degli oneri aggiuntivi che, come nel caso dei consiglieri comunali (ma in dimensioni più ridotte), si riferiscono ai rimborsi da effettuare alle aziende private per le assenze dal servizio del dipendente che sia anche consigliere di circoscrizione ». Un solo esempio? «Mariano D’Angelo, vicepresidente della terza circoscrizione, 7.971 euro di rimborsi all’Enel per le assenze dal servizio da aprile a giugno del 2008, altri 6.926 da ottobre a dicembre dello stesso anno e ancora 10 mila da ottobre a dicembre 2009...». Totale dei rimborsi a lui e agli altri: 850 mila euro. Dodici volte quel che costa l’intero consiglio comunale padovano. E meno male che avevano promesso di tagliare...
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