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venerdì 11 giugno 2010

Pensioni ‘Decisione aberrante e iniqua, serviva ripristino flessibilità’



Un provvedimento grave, aberrante e iniquo che si somma a provvedimenti, adottati con la manovra, che colpiscono pesantemente le lavoratrici e i lavoratori attraverso le ‘finestre mobili’. E’ il giudizio della CGIL, attraverso una nota del dipartimento Welfare, sul via libera deciso oggi dal Cdm all’aumento dell’età pensionabile per le donne dipendenti del Pubblico Impiego. I responsabili del dipartimento, Rita Cavaterra e Sandro Del Fattore, sostengono che “le ‘finestre a scorrimento’ introdotte dal decreto legge sia per la pensione di vecchiaia sia per la pensione di anzianità costituiscono infatti un vero e proprio allungamento dell’età pensionabile e si applicano a tutti, anche a coloro che maturano i 40 anni di contribuzione”. Ma il Governo, aggiungono, “non è ancora contento e facendosi scudo con le posizioni assunte dall’Unione Europea oggi introduce nella manovra anche il repentino aumento dell’età pensionabile per le donne dipendenti del Pubblico Impiego”. Secondo la CGIL “le assicurazioni del Ministro Sacconi sul fatto che non cambia nulla per tutte le donne che maturano il diritto a pensione entro il 31 dicembre 2011 appaiono veramente come una presa in giro per le lavoratrici, visto che c’è una sola classe di età, quella del 1950, che riuscirà a maturare i 61 anni previsti nel 2011 (applicando, peraltro la finestra a scorrimento anche tali lavoratrici andranno comunque in pensione a 62 anni), mentre tutte le altre lavoratrici (classi 1951, 1952, 1953) saranno costrette a lavorare fino a 65 anni ed andranno in pensione a 66 (peraltro con qualche ulteriore aggiunta visto il fantomatico regolamento firmato dal Ministro Sacconi e dal Ministro Tremonti in merito all’innalzamento dell’età pensionabile prevista per tutti i lavoratori a decorrere dal 2015)”. Per questo, ad avviso della CGIL, “si poteva prendere una strada diversa: quella di ripristinare la flessibilità in uscita ma invece il governo ha deciso misure gravi che hanno come unico criterio quello di fare cassa”. Inoltre il provvedimento è per Cavaterra e Del Fattore “particolarmente aberrante ed iniquo: la parità non inizia con la parificazione dell’età pensionabile tra uomini e donne, la parità deve essere costruita in tutti gli altri settori, a cominciare dall’accesso e dalla qualità del lavoro, dalle pari retribuzioni (che adesso pari non sono), dal potenziamento dei servizi sociali, che con la manovra del Governo saranno invece ulteriormente ridotti, facendo di nuovo ricadere come sempre tutto il peso del lavoro di cura solo sulle spalle delle lavoratrici”. Secondo la CGIL “oggi andrebbero affrontati, invece, i veri problemi che sono sul tappeto: come garantire pensioni adeguate ai giovani e come garantire una diversa e migliore rivalutazione delle pensioni, per consentire agli anziani di vivere dignitosamente. È anche per questi motivi che la CGIL - conclude la nota - ha indetto la manifestazione nazionale di sabato 12 giugno a Roma ed ha proclamato lo sciopero generale del 25 giugno prossimo”.

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