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lunedì 8 marzo 2010

100 anni di 8 Marzo - lettera di una studentessa universitaria (da corriere.it)




01/03/2010
Come ogni anno, nel mese di marzo la CGIL è impegnata nella promozione di riflessioni ed iniziative pubbliche che mettono al centro il lavoro e le condizioni di vita delle donne.Quest’anno, in particolare, la crisi, le politiche discriminatorie e familiste del Governo di destra hanno determinato e determineranno ancora, nei prossimi mesi, un impoverimento ulteriore del lavoro femminile.
Al di là dei dati sui tassi di occupazione, di inattività, di segregazione e dei differenziali, che nella crisi acuiscono le disuguaglianze, le spinte reazionarie del Governo nell’utilizzo di questa fase storica per aggredire ruolo e partecipazione delle donne nel lavoro e nella società sono dirompenti: dal Libro Bianco, al Piano sull’Occupazione Femminile 2020, alla revisione di norme (a partire dalla riformulazione dell’art. 9 legge 8 marzo n. 53/00) che hanno segnatamente modificato l’approccio alla conciliazione nelle realtà di lavoro, laddove correttamente applicate e sostenute.
In questo quadro, la CGIL ha provato a rilanciare sul terreno unitario un’iniziativa delle donne di CGIL, CISL e UIL, riscontrando analisi ed obiettivi non sempre convergenti. Nonostante ciò, e significativamente sul tema della Solidarietà Internazionale, la CGIL ha convenuto di sostenere, attraverso una campagna dedicata, le donne ed i bambini colpiti dalla tragedia di Haiti, prendendo in carico un’iniziativa di cooperazione volta alla tutela e la promozione della Salute.
Detto ciò, non esaurendosi la tensione volta all’esigenza di utilizzare anche le occasioni dei dibattiti, dei momenti assembleari congressuali, per favorire un’analisi di genere della crisi, registriamo lo svilupparsi di numerose iniziative durante tutto il mese di marzo.Ricordiamo, infatti l'iniziativa promossa dall'INCA CGIL, 'Non solo 8 marzo: la forza e la speranza delle donne contro le illegalità', che si terrà venerdì 5 marzo a Roma, alle ore 9.15 presso l'Acquario Romano, durante la quale interverrà il Segretario Generale della CGIL, Guglielmo Epifani.
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Io, studentessa, non credo nell'8 marzo. Donne svestite e senza molta dignità
il confronto

La lettera: «Niente da festeggiare»

Io, studentessa, non credo nell'8 marzo. Donne svestite e senza molta dignità
Caro direttore, che senso ha la giornata della donna? Essere italiani è già di per sé molto difficile. Se poi si hanno quasi vent’anni, un diploma, degli ideali e altre cosette futili di questo genere, figuriamoci. In effetti l’unica categoria messa peggio degli studenti italiani diciannovenni è quella delle studentesse italiane diciannovenni, e io ovviamente ne faccio parte: sono nata nel 1990, ho un diploma di maturità classica, frequento l’università, credo nella ragione e nella libertà dell’individuo, nella giustizia, e in molte altre cose che raramente vedo applicate. Credo nell’uguaglianza sociale e giuridica degli uomini, indipendentemente dalla razza, dalla religione, dal sesso, dalla cultura, e credo che l’articolo 3 della nostra Costituzione non sia stato scritto per non lasciare spazi vuoti.

Certo, quando mi si dice che donne e uomini hanno gli stessi diritti, la stessa considerazione, lo stesso trattamento in campo lavorativo, sociale e politico, allora sì che fatico a crederci. Ieri mattina sono stata svegliata dall’arrotino che passava sotto casa, che inizia il suo annuncio rivolgendosi esclusivamente alle donne, casalinghe e devote alla casa. Nel pomeriggio sono uscita e ho aspettato l’autobus di fianco a una supermodella bidimensionale che dall’alto del suo cartellone pubblicitario mi guardava con occhi languidi e espressione poco vispa. Tornata a casa ho sfogliato una rivista e nelle prime pagine ho trovato una ventenne brasiliana mezza nuda che pubblicizzava un’azienda telefonica. Immagino che se avessi acceso la tivù avrei trovato anche di peggio, ma non ho osato verificare.

Io non faccio la moralista, non mi deprime vedere ragazze mezze nude e orgogliose del loro bel fisichino mentre io inizio una dieta nuova ogni lunedì, non mi dà fastidio il fatto che loro abbiano trovato un modo semplice e veloce per guadagnare mentre io ho deciso di complicarmi la vita studiando: semplicemente mi vergogno. Mi vergogno perché se questa è la figura della donna adesso, io non mi ci voglio immedesimare, e non voglio essere accomunata a chi si lascia sfruttare in questo modo, gettando via vestiti e dignità. Abbiamo davvero qualcosa da festeggiare? Per quanto mi riguarda definire l’Otto marzo «la festa della donna» è semplicemente un modo più politically correct per dire che gli altri trecentosessantaquattro giorni dell’anno sono la festa dell’uomo. L’Otto marzo non siamo particolarmente privilegiate, non veniamo tenute in maggiore considerazione, non godiamo di diritti extra. L’Otto marzo è un giorno qualsiasi. Però, che bello, ci regalano una mimosa.

* studentessa universitaria
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