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venerdì 25 ottobre 2013

Brunetta: se il d.l. sulla P.A. non viene convertito non è un problema


Il peggior ministro della P.A. di sempre ed oggi, il peggior politico della legislatura. Un concentrato di odio viscerale nei confronti della P.A. in 1.40 di altezza. Male da ministro, peggio da deputato. Il dipendente e la P.A. sono merce di scambio per i suoi più squallidi giochetti di potere, pur di salvare il pregiudicato  di Arcore.
da: http://www.repubblica.it/politica/2013/10/24/news/decreto_pd_scontro_nella_maggioranza_e_cdm_autorizza_la_fiducia-69349708/

Una giornata di fibrillazioni per il governo e la maggioranza, all'indomani del rinvio a giudizio di Berlusconi nel processo di Napoli per la compravendita di parlamentari. A fare la voce grossa - per conto del Pdl - è stato il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta. All'attacco su tutto: decreto pubblica amministrazione ed elezione di Rosy Bindi alla presidenza della commissione antimafia. Fino al punto di promettere la "guerriglia" in Parlamento. Sullo sfondo, una nuova resa di conti nel Pdl: è stato fissato per domani, alle 17, l'ufficio di presidenza del partito. Un organismo in cui prevalgono i falchi. In mattinata, invece, un vertice del partito con il segretario Angelino Alfano sulla legge di stabilità.




Tutto è partito dal decreto sulla pubblica amministrazione. Il caso si è aperto in conferenza dei capigruppo, quando Brunetta ha sostenuto la possibilità di non convertire il provvedimento. L'ex ministro l'ha contestato apertamente, in particolare per la parte che riguarda la stabilizzazione dei precari. Brunetta - che su questo punto è entrato in aperto conflitto con la Cgil - ha sostenuto che "ci sono norme nel decreto che contrastano con la legge di stabilità". E ha concluso: "Se un decreto non viene convertito, non è un problema. Non è la prima volta che accade".



Gli altri partiti di maggioranza hanno sottolineato che il provvedimento interessa 10mila persone. Insistenze che però si sono rivelate inutili. La posizione del Pdl entra in rotta di collisione anche con i tentativi di trovare un'intesa tra le altre forze politiche. Alla fine il consiglio dei ministri ha autorizzato la fiducia sul decreto pubblica amministrazione, ma riservandosi di non utilizzarla, ma anche sui prossimi provvedimenti in scadenza, dalla scuola alle missioni internazionali. Un chiaro segnale inviato dal presidente del Consiglio Enrico Letta alle componenti della maggioranza: è intenzionato ad andare a vedere le carte, pronto a una eventuale conta.



Nel corso di una successiva riunione tra i gruppi parlamentari il governo ha dato il via libera ad alcune modifiche in grado di scongiurare l'ostruzionismo da parte dei Cinque stelle. Il capogruppo M5S Alessio Villarosa ha spiegato che se si troverà un accordo su 12 emendamenti presentati dai grillini (ne mancano due da accogliere), i deputati interromperanno l'ostruzionismo in aula.



Ma il problema, è evidente, è di natura politica. E l'offensiva di Brunetta va ben oltre il decreto sulla pubblica amministrazione che in serata passa alla Camera con 208 sì, 11 voti contrari e 76 astenuti (ora la battaglia si sposta al Senato). Tanto che il capogruppo Pdl è tornato a minacciare: "Se Rosy Bindi non si dimetterà da presidente dell'Antimafia il Pdl è pronto alla 'guerriglia' in Parlamento". "Non parteciperemo alle attività dell'Antimafia", ha ripetuto ai cronisti. E sugli altri provvedimenti?, gli è stato chiesto. "Gli strappi hanno dei costi...", ha risposto.



Insomma, all'indomani del nuovo rinvio a giudizio per Berlusconi il Pdl sembra agitato da nuovi venti di guerra. E questo nonostante le rassicurazioni di Alfano che esclude conseguenze sull'esecutivo. Oggi l'ipotesi del voto a marzo sembra più vicina.

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