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giovedì 12 aprile 2012

Riforma lavoro



Come prima giornata di esame, difficilmente poteva finire peggio. Il disegno di legge sulla riforma del mercato del lavoro viene solennemente bocciato da partiti e parti sociali. A distinguersi questa volta per le critiche però non è la Cgil (comunque non tenera) ma Pdl e imprese, con Confindustria che non arretra. Il Pdl ieri ha ribadito la richiesta di «profonde modifiche sulla flessibilità in ingresso», con l’ex ministro Renato Brunetta che guida la protesta e Angelino Alfano che media e oggi incontrerà tutte le parti sociali. Confindustria invece ha riunito le altre imprese promettendo di preparare a giorni un elenco di richieste di emendamenti comuni: «Venerdì - ha spiegato Marcegaglia - si ritroveranno i tecnici per iniziare il lavoro». Alla commissione Lavoro del Senato per il battesimo parlamentare della sua riforma arriva direttamente Elsa Fornero. Il governo spiega è disponibile «a miglioramenti» della riforma del mercato del lavoro purché «non ci siano arretramenti».

AUDIZIONI SERALI PER LE PARTI SOCIALI In serata arrivano le parti sociali. Per la Cgil il testo presentato al Senato «contiene numerose e negative modifiche » rispetto a quello «approvato dal Consiglio dei ministri». Molti i punti su cui si chiedono modifiche al parlamento. Sui licenziamenti viene giudicato «un primo risultato positivo la riconquista dello strumento del “reintegro” nel caso di licenziamenti economici. Ciò insieme alla velocizzazione dell’iter di giudizio, il permanere dell’onere della prova dell’impresa, al ruolo del sindacato nella conciliazione ricostituiscono il potere di deterrenza dell’art.18». Però la Cgil chiede che «la disposizione reintegratoria nel caso di insussistenza di licenziamenti motivati da ragioni economiche» non sia «soggetta alla discrezionalità del giudice», ma invece «deve essere esplicitamente prevista come sanzione per l’illegittimità del licenziamento». Per la Cgil «è incomprensibile e interpretabile, quindi da eliminare il termine “manifesta” a proposito della insussistenza del fatto posto alla base del licenziamento per motivi economici». Corposo l’elenco delle modifiche richieste sulle tipologie di impiego: peculiarità del sistema pubblico, aumento della quota degli stabilizzati per l’uso dell’apprendistato, ripristino della finalità nel primo contratto a tempo determinato, limitazione al lavoro intermittente (jobon call), minimo salario orario per i co.co. pro., associazione in partecipazione solo per i parenti di primo grado. Sugli ammortizzatori sociali si chiede di estendere i requisiti e modalità di calcolo per l’Aspi ai collaboratori e l’estensione dei fondi di solidarietà bilaterali anche alle aziende sotto i 15 dipendenti. Cisl e Uil sono meno critici. Raffaele Bonanni spera «che la riforma venga sostenuta proprio per evitare un risultato opposto, spero che il parlamento stia attento a non ascoltare certe sirene ipocrite ». Luigi Angeletti sull’articolo 18 non vede «la possibilità che possa cominciare una nuova discussione nella speranza di trovare un equilibrio migliore di quello individuato », e poi ha chiesto le stesse modifiche della Cgil su associazione in partecipazione e lavoro accessorio. L’Ugl invece chiede di cambiare il testo sull’articolo 18 in quanto «confuso». Unitaria è poi la richiesta delle federazioni alimentari e agricole di modificare l’articolo 70, quello sui vaucher, ribadendo che «il valore dei buoni» sia «orario» e non riguardi i lavoratori agricoli già presenti negli «elenchi anagrafici ».❖

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