
CNEL
A parità di qualifica e impiego, la differenza di retribuzione tra uomini e donne in Italia si attesta tra il 10 e il 18% ed è dovuta interamente a fenomeni di discriminazione. Il dato è contenuto in una ricerca presentata al convegno della seconda commissione politiche del lavoro e sistemi produttivi del Cnel, curata da Emiliano Rustichelli (Isfol), che esamina il caso italianoe propone policy per una effettiva parità di opportunità nel mercato del lavoro. MENO SCOLARIZZATE Dalla ricerca, condotta su 10 mila lavoratori e lavoratrici italiane, emerge che il differenziale retributivo di genere misurato sul salario orario dei soli lavoratori dipendenti è pari in media a 7,2 punti percentuali. Il gap retributivo per le lavoratrici dipendenti risulta particolarmente elevato in alcuni ambiti: tra le donne meno scolarizzate raggiunge quasi il20%e si mantiene oltre il 15% per chi possiede la licenza media. Ne soffrono sia le giovanissime (8,3% di penalizzazione rispetto ai coetanei) che le lavoratrici adulte (12,1%), mentre è più contenuto nella fascia di età compresa tra 30 e 39 anni (3,2%).
SUD, MENO DIFFERENZE La forbice retributiva di genere appare meno pronunciata nel sud mentre, in termini di caratteristiche dell'occupazione, si rileva una marcata differenza di genere nelle retribuzioni medie orarie degli operai specializzati (20,6%), degli impiegati (15,6%), dei legislatori, dirigenti ed imprenditori (13,4%). Particolarmente elevata è anche la penalizzazione delle donne impiegate in professioninon qualificate rispetto ai loro omologhi di sesso maschile (17,5%).
SERVIZI FINANZIARI In termini settoriali, si registra una forte differenza nelle retribuzioni medie orarie di uomini e donne impiegati nei servizi finanziari e quelli alle imprese (rispettivamente 22,4% e 26,1%), nell'istruzione e nella sanità (21,6%), nella manifattura (18,4%). Per il Cnel non è più possibile «sprecare una forza lavoro qualificata e potenzialmente molto produttiva come quella femminile. Ma questo lavoro segue pubblicazioni anche recenti che hanno spiegato come in un momento come l’attuale ad essere penalizzate sono sempre le fasce sociali cosiddette più deboli, i giovani e le donne.
GENDER PAY GAP I fattori che generano il gender pay gap sono diversi e spesso correlati: fattori culturali e stereotipi di genere favoriscono la segregazione orizzontale e verticale e divaricano il gap di partecipazione al mercato del lavoro tra uomini e donne, la mancanza di politiche di conciliazione costringe le donne a uscire dal mercato del lavoro, ne impedisce la continuità lavorativa e limita le loro opportunità di carriera. discriminazioni inaccettabili alla luce del fatto che le donne possiedono requisiti di formazione e di esperienza analoghi se non superiori a quelli degli uomini». Ma le donne sono più sensibili al tema di avere risorse sufficienti per la vecchiaia. Stavolta secondo un'indagine realizzata per conto di Axa-Mps il 20,8% delle donne contro il 16,2% degli uomini si preoccupa della gestione della cosiddetta fase di «lunga vita». Tra le maggiori preoccupazioni le donne indicano proprio di non poter godere di una pensione dignitosa (61,6%contro il40,6%degli uomini). Al secondo posto c'è il pensiero di non avere beni di proprietà a cui ricorrere in caso di necessità economiche: 40,2% delle donne contro 21,4% degli uomini. In fondo questo dato è molto complementare con quelli prodotti dal Cnel. ❖
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