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mercoledì 5 ottobre 2011

17 anni al potere...Italia più povera, Sicilia peggio


da www.siciliainformazioni.it
In diciassette anni l’Italia berlusconiana si è impoverita, la Fininvest del Cav ha superato una crisi catastrofica che l’attanagliava nel ‘92 ed oggi e’ la holding più redditizia del Paese. Il Sud è andato peggio. La Sicilia, in particolare, ha raggiunto la cifra di cinque miliardi di debito pubblico. Destini opposti.


Illustri economisti ritengono che la presenza di Berlusconi al vertice dell’esecutivo, a prescindere da ciò che decide, costi all’Italia l’aumento di un punto percentuale del debito pubblico, mentre la sua permanenza alla testa della Fininvest migliora di due punti il valore d’impresa della holding. E’ una situazione che non ha eguali ed ha, sotto certi aspetti, dell’incredibile. Per il solo fatto di esserci, senza che muova un dito, Berlusconi danneggia il Paese e avvantaggia le sue aziende.


Si deve alla sua modesta abilità di statista e alla sua straordinaria abilità di imprenditore? Il Cav sarebbe un pessimo uomo di governo ed un eccezionale capitano d’impresa? Come spiegare altrimenti che le aziende da lui amministrate fanno soldi e l’economia italiana da lui governata vanno a picco?



La risposta sarebbe, secondo il Cav, la seguente: non gli viene data la possibilità di governare il Paese. Colpa dell’opposizione sfascista, dei magistrati golpisti, dei poteri forti, dell’invidia dei nemici. Ma non e’ così, perché la Fininvest guadagna e l’Italia perde “a prescindere” dalla buona o cattiva amministrazione, stando alle ricerche degli esperti, illustrate durante il recente convegno Ambrosetti.



E allora? La credibilità è la risposta. La credibilità di Berlusconi come uomo di governo e’ disastrosa, la credibilità di Berlusconi come capitano d’industria è alta. La competenza, il carisma, il prestigio non c’entrano niente. Le aziende della Fininvest stanno meglio delle altre perché dispongono di un valore aggiunto: il loro “padrone” e’ il capo del governo.

Mentre la Sicilia accumula debiti con il Ministero dell’economia per 2550 milioni di euro (il 54,4 per cento dell’intero debito), Mediaset, gruppo Fininvest, migliora il valore d’impresa alla faccia del calo di telespettatori. La Rai, che ha più contatti e più appeal, dispone di meno inserzionisti pubblicitari e guadagna di meno.


Se vi state chiedendo per quale ragione, ne avete ben donde. Avete fatto il conto delle buone pratiche che la Fininvest ha accumulato grazie alle decisioni del governo Berlusconi e ai provvedimenti legislativi del parlamento? Avete fatto mente locale sui vantaggi di cui dispone Mediaset grazie al Presidente del Consiglio?


Il debito siciliano? Facile spiegarlo: frutto di spreco, cattiva amministrazione. E’ tutta la verità oppure la Sicilia sconta la sua periferia politica, prima che geografica. Una marginalità negli ultimi anni aumentata per il fatto che il governo Berlusconi ha privilegiato il Nord d’Italia in modo sfacciato e impudente. L’area “protetta” e’ stata quella leghista, delle quote latte e delle banche territoriali in gran spolvero.


Il valore d’impresa delle Tv del gruppo Fininvest e’ pari a 7/9 volte il margine operativo contro una media del settore di 6/7 volte, ma la permanenza del Cav al vertice del governo costa 19 miliardi di euro l’anno al Paese, secondo i calcoli fatti dal Goldman Sachs. Non sono i comunisti trinariciuti sotto mentite spoglie che pubblicizzano questi dati sorprendenti, ma esperti di primissimo piano della finanza internazionale.


Fininvest non conosce la crisi, o viene solo sfiorata (indirettamente) da essa, mentre l’Italia affonda nei debiti, aggravando le sue ingiustizie sociali. I conti della Fininvest erano a posto, quelli del Paese non lo sono mai stati, contrariamente a quello che il capo del governo e il Ministro dell’economia ci ha raccontato come un mantra dal 2008 ad oggi.


L’effetto più appariscente? Marina Berlusconi e’ diventata l’unica italiana fra le prime cinquanta donne del “Global Most Powerful Women in Business, Silvio Berlusconi e l’unico Capo del governo del mondo occidentale a costare diciannove miliardi di euro l’anno al suo Paese per il fatto di esserci, a prescindere dalle scelte che compie. Degno di un Guinness dei primati.

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