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"La memoria sia coltivata. Ciascun paese ha il dovere di ricordare la propria storia, di non cancellare le tracce delle sofferenze subite dal proprio popolo" ma "l'essenziale è non restare ostaggi né in italia né in Slovenia né in Croazia degli eventi laceranti del passato", con queste parole il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha celebrato al Quirinale la Giornata del Ricordo, in memoria delle vittime delle Foibe. Partendo dal passato, per guardare a un futuro comune e europeo.
"Posta fine a ogni residua congiura del silenzio, a ogni forma di rimozione diplomatica o di ingiustificabile dimenticanza, possiamo finalmente guardare avanti, costruire e fare progredire una prospettiva di feconda collaborazione sulle diverse sponde dell'adriatico. Il sacrificio delle generazioni che ci precedono non è stato vano se oggi possiamo costruire un avvenire migliore per i nostri popoli e per l'Europa".
L'appartenza all'Europa come nuova frontiera per superare ferite antiche. Che non vanno dimenticate, ma non devono più dividere, né essere d'ostacolo. Riferendosi ai rapporti con la Slovenia e la Croazia, Napolitano ha preso atto di come "ci siano di fronte certe reazioni polemiche nei confronti anche di mie parole" pronunciate alcuni anni fa. Le incomprensioni sono state superate la scorsa estate con un incontro a Trieste e in occasione delle visita a Roma del presidente sloveno, Danilo Türk, "la prima che abbia avuto luogo dopo il riconoscimento dell'indipendenza di quel Paese amico". Oggi "ci auguriamo che presto l'Unione europea accoglierà anche Zagabria".
La presenza di minoranze nazionali nei nostri tre paesi rievoca vincoli storici culturali che si snodano attraverso secoli di civiltà", ha sottolineato ancora il capo dello Stato "il quadro di fondo è una nuova comunità di valori fra i tre paesi. Siamo, o stiamo per diventare, tutti cittadini europei". Ragione per cui è oggi "possiamo finalmente guardare avanti, costruire e far progredire una prospettiva di feconda collaborazione sulle diverse sponde dell'Atlantico", in un quadro di fondo che "è dunque una nuova comunità di valori tra i tre Paesi".
E guardando avanti, Napolitano ha parlato anche di progetti. Come quello di costruire un Parco della Pace da Caporetto a Duino lungo la striscia di terra europea nella quale durante la Prima guerra mondiale morirono un milione di soldati di paesi che oggi fanno parte insieme dell'Unione europea. "Sarebbe un modo visibile di restituire alla nostra memoria, affinché il male non si ripeta più, il ricordo di tutti gli innocenti caduti, o assassinati, fra le petraie del Carso, nelle trincee del 15-18 e nelle foibe del 1945", ha detto formulando la proposta facendo proprie le parole con cui ne aveva parlato poco prima Enzo Bettizza.
Napolitano ha quindi colto l'occasione per un nuovo appello a celebrare senza polemiche 1 il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia. E' necessario, ha spiegato Napolitano, "ritrovarsi tutti in progetti lungimiranti" e insieme richiamarsi "all'eredità del Risorgimento e del concorso di tanti patrioti delle terre adriatiche. Facciamolo nelle spirito di serene e riflessive celebrazioni".
In sua presenza il discorso introduttivo al Quirinale è stato fatto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta che prima del saluto iniziale ha consegnato delle medaglie ai familiari degli infoibati. "Per troppi anni c'è stato un silenzio oltraggioso e colpevole", ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, sottolineando come nel 2004 "finalmente l'Italia ha voluto dare un riconoscimento a quei familiari che portano l'umiliazione e la violenza subita dai propri congiunti. Da questa vicenda si deve trarre un insegnamento. Anche le vittime - ha concluso - hanno contribuito a fare l'Italia. E' stata una tragedia immane".
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