“Rimane ancora tutto aperto il problema di come affrontare il tema delle 3.400 società partecipate dalle amministrazioni pubbliche, di come dare garanzia dei servizi alle persone e lavoro ai 250 mila dipendenti coinvolti e delle modalità di soluzione dei problemi per gli enti locali in dissesto finanziario”. E' quanto si legge in una nota della CGIL Nazionale che torna così sul tema della dismissione delle società in house i cui termini per la scadenza delle attività sono stati prorogati dal 'decreto del fare'.
“Le nuove scadenze introdotte nel decreto approvato sabato dal governo per la dismissione delle società partecipate con lo slittamento dei termini - prosegue la nota - sono un primo parziale ravvedimento su una norma sbagliata, confusa ed inapplicabile”. Oltre i temi che per la CGIL rimangono aperti, “il testo approvato non risolve ancora il problema delle diverse scadenze delle altre società partecipate dagli enti locali”
Per il sindacato di corso d'Italia “lo slittamento dei tempi deve servire per affrontare in modo organico la riforma del sistema societario, senza tagli lineari e costruendo garanzie per il lavoro. Per questo la disponibilità manifestata dal ministro per gli Affari regionali Delrio per un incontro con i Sindacati e con l'Anci va ora concretizzata, evitando di continuare a percorrere strade che escludono le parti direttamente coinvolte e che per giunta non forniscono risposte positive”.
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