
MILANO — «La Marcegaglia e Confindustria hanno perso quando hanno pensato che questo Paese ha bisogno di licenziamenti facili». È la sintesi di Susanna Camusso per una riforma del lavoro in cui «hanno perso i giovani, chiamati strumentalmente in risposta contro altri: si è fatto proprio pochino, poco sugli ammortizzatori e sui collaboratori ha fatto meglio il governo precedente». Il problema, per la leader della Cgil, è che «si continua a pensare che non si deve investire sul lavoro e sulla qualità del lavoro». Il prezzo maggiore lo stanno pagando i giovani. «Abbiamo imprigionato le ultime due generazioni di questo Paese — secondo Camusso — in un eterno presente, costringendole alla rincorsa quotidiana dell'oggi senza avere una prospettiva». Il punto di partenza del ragionamento è il libro di Edoardo Nesi, Le nostre vite senza ieri (Bompiani), di cui hanno parlato al Corriere in Sala Buzzati il segretario generale della Cgil, l'autore e il critico letterario Piero Gelli, coordinati da Dario Di Vico nell'incontro «Cosa lasceremo a chi ha 20 anni oggi». L'errore è che «per anni si è pensata la fine del lavoro — dice Camusso —. È stata teorizzata la flessibilità come libertà salvo poi trovarsi nella precarietà. Si è diffusa l'idea che l'identità arrivava da altro e il lavoro ha perso il ruolo centrale. Mentre nella vita di ognuno di noi il lavoro ha una dimensione fondamentale che si è persa per negare l'ideologia di classe, cancellando così ideologicamente l'identità delle persone». Una realtà che Nesi ha visto accadere: «Ho assistito alla realizzazione di un capitalismo morale, per il quale il lavoro è una dimensione totalizzante. Ora il lavoro non nasce più e chi fa impresa sono persone che si sono formate in un altro momento. In Italia non c'è ricambio. Ma la nuova impresa deve essere fatta da chi ha ora 20-30 anni perché sa capire i nuovi prodotti che potranno dare successo alle aziende».
Nessun commento:
Posta un commento