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martedì 21 febbraio 2012

Mercato del lavoro - Monti avanti con chi c'è


da www.unità.it
La riforma del mercato del lavoro come la tela di Penelope. A fare e disfare è sempre Elsa Fornero. Il telaio è sempre basato su grandi principi, su riforme epocali: indennità di disoccupazione universale, forte riduzione e disincentivi alla flessibilità cattiva. Poi, però, quando si entra nel dettaglio non si approda a niente: non ci sono risorse e, soprattutto, le proposte sono fumose, non ci sono dati («si spera di averli giovedì»), nessun numero. Il tutto aggravato dal fatto che la ministra non si degna mai di commentare l’esito degli incontri per fare “sparate” nei giorni successivi, dovendo poi sempre fare retromarcia. E allora ieri il quarto incontro della trattativa, a detta di tutte le parti, è stato «interlocutorio». Riunite per la prima volta nella sala Gino Giugni del ministero del Lavoro a via Veneto, le parti sociali sono rimaste nuovamente deluse dall’atteggiamento della padrona di casa. Sul tavolo aleggiavano le parole appena ribadite da Mario Monti a piazza Affari: «Sia io sia il ministro Fornero siamo molto fiduciosi che entro il termine che ci siamo dati di fine marzo potremo presentare al Parlamento un provvedimento. Lo presenteremo comunque, speriamo di presentarlo con l'accordo delle parti sociali ». La dichiarazione non è una novità, né per il premier né per Fornero. Resta però il fatto di averlo ripetuto a poche ore da un incontro tra le parti. E difatti chi non l’ha presa per niente bene è stato Raffaele Bonanni, il più duro nel rispondere tra i sindacalisti: «È un refrain che inizia a puzzare». Cerca di «vedere il positivo » invece Susanna Camusso che commenta:«Noto che il premier parla sempre più spesso di accordo e questa parola all’inizio della trattativa era sconosciuta». Detto questo, la leader Cgil è stata meno tenera sull’esito dell’incontro: «Usciamo con molti più interrogativi che certezze, sui contratti in ingresso ci sono stati passi indietro». Per Luigi Angeletti «fare una riforma partendo dal presupposto che non deve costare è illogico », mentre per Giovanni Centrella (Ugl) «con questi presupposti meglio lasciare il sistema attuale». Si doveva parlare di ammortizzatori sociali e da qui è partita Elsa Fornero. Sulla tempistica Fornero ha parlato di «autunno 2013», ma sia Camusso che Marcegaglia sono d’accordo sul fatto che sia prematuro fissare una data «a crisi in corso».


I BISTICCI DI ELSA Non sono mancati momenti di tensione. Il primo è stato tutto interno al governo. Si parlava di crisi aziendali ed Elsa Fornero ha tentato più di una volta di avere il conforto di Corrado Passera sulla riforma degli ammortizzatori. Ma il titolare dello Sviluppo economico (e delle centinaia di tavoli per crisi aziendiali) ha declinato l’invito a intervenire: «Oggi il governo parla con una voce sola».Ma la faccia «diceva esattamente il contrario», confida più di un presente. La ministra ha poi bacchettato nuovamente i sindacati che facevano notare come il sistema di ammortizzatori esistente stia funzionando bene. «Ecco, voi difendete sempre l’esistente, io invece guardo avanti, ai giovani e al futuro, non mi posso fermare all’esistente». Il terzo “bisticcio” è stato quello con il presidente dell’Abi Giuseppe Mussari quando, in conclusione di riunione, si è tornati a parlare di contratti d'ingresso. Mussari, come tutte le imprese che produrranno un documento comune in materia entro giovedì, ha fatto presente di non essere in grado di avanzare delle proposte se prima l'esecutivo non farà chiarezza sulla partita della flessibilità in uscita e, dunque, sull'articolo 18. «Allora lei è poco disciplinato e vuol sapere già il voto finale», ha risposto secca Fornero. Di contratti si parlerà giovedì come di politiche attive del lavoro (incentivi alla stabilizzazione), il primo marzo invece si affronterà il delicatissimo tema della flessibilità in uscita. Sull’articolo 18 ieri c’è da segnalare la presa di posizione direttore generale di Bankitalia, FabrizioSaccomanni, per il quale l'articolo 18 «non è il nodo» della riforma, «ci sono problemi di carattere generale sul funzionamento del mercato che devono essere affrontati in maniera più organica
Massimo Franchi

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