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Alle lavoratrici e lavoratori del Comune di Palermo
LORO SEDI
La storia ahimè si ripete, i Savonarola di turno pronunciamo proclami, il Dominum emette editti, il supposto padre padrone dell’Amministrazione Comunale detta le regole.
Antefatto: Cisl e Diccap firmano un altro bel contratto misero nella sostanza e nei risultati (ben 35% in meno di economie realizzate sulle spalle dei lavoratori) e spacciano la cosa come se fosse un traguardo straordinario frutto della filosofia spicciola del “meglio perdere che straperdere” e della logica qui comando io e nessun altro, impongo le mie iniziative e non tollero in nessun modo le altrui (iniziative) di alcunché natura, fosse anche la politica, pertanto detto le regole, quindi stigmatizzo gli avversari.
Nessuno, mai, deve mettere in dubbio la mia parola, perché è la parola del verbo!
A tali pretese, una sonora pernacchia basterebbe e avanzerebbe, ma quando a dirlo e scriverlo è un’Organizzazione Sindacale, allora il discorso cambia, perché dalla critica di costume si passa a ben altro, ossia alla pretesa di essere il solo giocatore in campo, in un crescendo di delirio di onnipotenza.
La critica, contestazione, il distinguo sono i fondamenti della vita democratica, fatta su una pluralità di idee, pensieri, azioni e concetti, variegati e diversificati fra loro. La denigrazione, il dileggio e di conseguenza la pretesa di onniscienza e quindi infallibilità, rasentano il ridicolo quando si afferma che “Solo il sindacato che resta a trattare (non quelli che rompono...i tavoli)” sono quelli che difendono i diritti dei dipendenti!
Che meraviglioso enunciato!
Non abbiamo la pretesa di rappresentare l’universo mondo, ma fondiamo il nostro credo sui tre diritti fondamentali che sono alla base delle democrazie moderne e mature: libertà di espressione, uguaglianza dei cittadini, rispetto del diritto.
A questo la Cgil. aggiunge ciò che fondamentale per una O.S. essere portatrice degli interessi generali dei lavoratori, pertanto non applicheremo e firmeremo mai contratti che non difendono le\i lavoratrici\tori, che poggiano sulla convinzione che il divide et impera sia il minore dei mali, che la discriminazione sia lo strumento per scardinare diritti inviolabili e insindacabili.
Il rischio dell’eliminazione dei diritti (cui conseguono indennità) fa si che si generi una guerra fra poveri, ove populismo e la legge del più forte siano la regola.
Mistificare altresì la realtà, pro domo sua, è tragico e al contempo indice di scarso rispetto dei lavoratori cui siamo debitori, poiché ci conferiscono mandato.
In breve ,gli accordi a perdere con una Amministrazione deficitaria, non si firmano, ma si ha il coraggio e l’onesta intellettuale di rispedirli al mittente!
Tanto più se il mittente è pure in scadenza!
f.to Gruppo RSUFPCGIL
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