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venerdì 10 agosto 2012

Fornero, l'autunno sarà difficile

«L'autunno non sarà facile. Questa crisi è molto pesante e mette a rischio il futuro industriale del Paese. E l'assenza di industria mette a rischio il lavoro». L'analisi del ministro Elsa Fornero, intervistata da Radio Anch'io, è drammatica, ma in fondo fotografa una situazione che l'Istat ha già dettagliatamente rappresentato con una cifra: la produzione industriale è calata in un anno dell'8,2%, provata dalla recessione che erode mese dopo mese la capacità produttiva dell'Italia.


Sulla crisi dell'industria ci sono sì responsabilità della politica, ma non solo quelle, scandisce Fornero, e «non sono solo nel passato», «il credito e gli imprenditori stessi devono avere un atteggiamento più volto all'investimento e alle aggregazioni che fanno economia di scala». In ogni caso dice il ministro del Lavoro, «sull'industria dobbiamo e possiamo puntare», e occorre ridare dignità della classe operaia. Non si deve considerare lavoro «di serie B», ma «fa parte del nostro futuro».

Parlando di industria e di crisi il pensiero corre alla Fiat. Il Lingotto è pesantemente esposto, e questo è evidente guardando i dati di luglio, con le immatricolazioni che in Italia hanno subito un calo del 20,8% sull'anno prima, che spingono gli stabilimenti a lavorare a basso regime e all'uso sistematico della cassa integrazione per adeguare la produzione a una domanda molto bassa. Fornero, cui da tempo i sindacati sollecitano un intervento, ha preannunciato un colloquio con l'amministratore delegato Sergio Marchionne: «Ritengo che incontri di franca discussione siano sempre utili e personalmente non mi sono mai sottratta ed anzi mi sono offerta più volte». E per questo, aggiunge, con l'ad del Lingotto «mi sono sentita recentemente ed abbiamo pensato ad un incontro anche nel mese di agosto». Per il ministro del Lavoro, ci sono motivi per «continuare a ritenere che Fiat mantenga i propri impegni di investimento» e perché l'industria automobilistica «rimanga un asset importante del nostro Paese». Una iniziativa, quella di informarsi sulla intenzioni di Marchionne, che raccoglie il plauso dei sindacati, con il leader della Uil, Luigi Angeletti, che ritiene «utile» che Fornero «cerchi di comprendere qual è la situazione dell'auto». L'interesse del Governo «ci rincuora», interviene anche il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che invita a «non aumentare il chiacchierificio inutile per un'azienda e per un settore che purtroppo è in crisi in Italia, in Europa e nel mondo».

Una situazione che non rappresenta affatto un unicum. Fornero teme un autunno caldo, ed in effetti è difficile prevedere il contrario. Al ritorno il governo troverà 141 vertenze di grandi aziende già avviate al ministero dello Sviluppo economico e per le quali andrà trovata una soluzione assieme alla proprietà, ai sindacati e agli enti locali. Crisi aziendali che agitano quasi 170 mila lavoratori che sentono il posto a rischio. E una parte di questa platea ha già il reddito decurtato dalla cassa integrazione. Le ore autorizzate quest'anno dall'Inps sono già 640 mila, con luglio che registra il record da almeno tre anni, 115 milioni di ore (+44,2% rispetto a luglio scorso). Secondo una simulazione della Cgil, questo monte ore equivale a oltre 525 mila lavoratori a zero ore, con lo stipendio ridotto di 4.663 euro a testa in sette mesi. Con questa situazione di dovrà testare la tenuta del nuovo ammortizzatore sociale, l'Aspi, l'assicurazione unica per l'impiego, voluta proprio dal ministro Fornero nella sua riforma del mercato del lavoro, e il cui ingresso è previsto a partire dal prossimo anno in sostituzione della cassa integrazione e della disoccupazione, mentre la mobilità, in base alla modifica apportato di recente con il decreto Sviluppo è prorogata per un anno ancora.

Melania Di Giacomo

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