
ROMA - Tutti vogliono l´accordo per la riforma del mercato del lavoro e gli ammortizzatori sociali. Ma l´ostacolo per arrivare ad un´intesa si chiama ancora articolo 18. A ritirarlo fuori ieri è stata la presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, prima di incontrare il ministro del Lavoro, Elsa Fornero: «Una delle anomalie italiane è il reintegro nel posto di lavoro previsto dall´articolo 18. Il reintegro in altri paesi europei non viene utilizzato». Una frase sufficiente a scatenare di nuovo la polemica a distanza con la Cgil: «La Confindustria vuole far fallire la trattativa?», si è domandato il segretario confederale di Corso d´Italia Fulvio Fammoni. «Non servono le ideologie, bensì l´accordo», è stata la replica della Marcegaglia.
Dunque ancora tensioni a pochi giorni dall´avvio del confronto triangolare, governo, sindacati e imprese. D´altra parte, non solo la questione dell´articolo 18 si ritrova nell´ultima bozza del decreto sulle liberalizzazioni, ma la stessa riunione di ieri del Direttivo della Confindustria è stata dedicata per una parte al "nodo" della flessibilità in uscita. Si fronteggiano due anime a Viale dell´Astronomia: chi, come l´ex presidente Antonio D´Amato e alcune territoriali (Brescia e Torino, per esempio) che vorrebbe gli industriali protagonisti dello scontro; chi, come l´altro past president Luigi Abete, e lo stesso numero uno dell´Assolombarda, Alberto Meomartini, che non considerano quello il vero problema da affrontare. Media la Marcegaglia, con a fianco il suo vicepresidente, Alberto Bombassei, che oggi a Milano, in una riunione a porte chiuse, illustrerà ai direttori di tutte le strutture la linea confindustriale. Ieri, Bombassei, ha cercato di buttare acqua sul fuoco: «Non portiamo al tavolo con la Fornero il tema dell´articolo 18».
L´incontro tra il ministro e i vertici di Confindustria è durato quasi quattro ore. Domani la Fornero vedrà i rappresentati di Rete impresa Italia, l´alleanza tra commercianti, artigiani, poi avvierà il tavolo comune. Il governo punta a un accordo di massima già entro la fine del mese, quando ci sarà la prossima riunione del Consiglio europeo. Tempi troppo stretti, probabilmente, visto che sempre domani è in calendario il primo vertice tra Cgil, Cisl e Uil per definire una posizione comune dopo anni di aspre divisioni. Anche per non incrinare la ritrovata unità d´azione sindacale, il governo dovrà muoversi con molta cautela, tanto più che è riuscito a portare in porto una riforma radicale e strutturale della previdenza senza praticamente proteste (solo quattro ore di sciopero). Ieri la linea del leader Susanna Camusso che punta ad un accordo con il governo è passata con l´86,5 per cento dei consensi del Direttivo della Cgil. Mentre domani il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, potrebbe consegnare al premier, Mario Monti, le proposte del suo partito: contratto di ingresso con protezioni crescenti.
(r. ma.)
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