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venerdì 25 luglio 2014

PROPOSTA DI AGENZIA UNICA SULLA PREVENZIONE- primi pareri negativi


Sicurezza Sul Lavoro
24 luglio 18.55.24
PRIMI PARERI NEGATIVI SULLA PROPOSTA DI AGENZIA UNICA SULLA PREVENZIONE

Riporto a seguire alcuni pareri relativi alla ventilata proposta del Ministero del Lavoro di accorpare in un’unica Agenzia, le funzioni di controllo delle attività lavorative attualmente svolte da INPS, INAIL, Ministero del Lavoro, ASL e Fisco, tra cui quindi anche quelle relative al controllo dell’ottemperanza rispetto alla normativa di tutela della salute e della sicurezza del lavoro.
L’obiettivo dichiarato dell’accorpamento è lo “snellimento” dei controlli sulle aziende, che, come al solito in questi casi, rischia di diventare una riduzione dei controlli, che, per quanto riguarda salute e sicurezza, sono già ridotti all’osso.
Quindi ancora semplificazioni sulla pelle dei lavoratori, in una situazione che vede (contrariamente a quando falsamente dichiarato da INAIL) un continuo stillicidio di infortuni e di morti sul lavoro.
I Governi cambiano (ma cambiano davvero?!), la politica di sconti agli imprenditori e a danno dei lavoratori rimane una costante.
Marco Spezia

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AGENZIA UNICA SULLE ISPEZIONI: UN COLPO ALLA RIFORMA SANITARIA E ALLA PREVENZIONE NEI LUOGHI DI LAVORO

In molti, ormai, danno per scontato che la Legge di riforma sanitaria, Legge n.833/78, perderà un altro pezzo.
Leggiamo infatti (dal Sole 24 Ore) che, con le dichiarazioni del 17 giugno, il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti conferma l’intenzione di voler istituire presso il Ministero stesso, una “Agenzia unica” per le ispezioni riferite a tutte le problematiche delle imprese, dalle norme lavoristiche a quelle su salute e sicurezza, oggi in capo a INPS, INAIL, Ministero del Lavoro, ASL e Fisco.
E’ “una grande operazione di semplificazione, efficienza e risparmio”, ha spiegato il ministro, in un videomessaggio all’assemblea della Confesercenti.
Meno complicazioni per le imprese: “Crediamo” - ha aggiunto Poletti - “che non si possa più andare avanti con situazioni nella quale a una impresa può accadere che nel giro di pochi giorni si susseguono ispezioni del ministero del Lavoro, INPS, INAIL, magari quella della ASL e poi anche quella del Fisco. In queste sistematica fila di controlli se c’è qualcuno che si arrabbia ha molte ragioni per farlo”.
L’obiettivo sarà quello di unificare in una unica agenzia tutti quei controlli, disturbando di meno l’azione degli imprenditori. Quindi, ha chiosato il ministro, “più efficienza e meno complicazioni”.
Da quanto si apprende la proposta di una Agenzia unica per le ispezioni verrà inserita tra le misure contenute nel Disegno di Legge delega sul “Jobs act” all’esame della commissione Lavoro del Senato.

Sono davvero questi i motivi di fondo di tale decisione? Non è dato saperlo con precisione, almeno dalle scarne dichiarazioni pubbliche del Ministro, anche se possono intuirsi.
Negli articoli di stampa che trattano il tema si parla di esigenze diverse:
semplificare e risparmiare unificando in un’unica Agenzia tutti i controlli che hanno a che fare con i luoghi di lavoro;
disturbare meno l’azione dei nostri imprenditori (con troppi controlli separati fatti dai vari Enti con competenze di vigilanza);
più efficienza e meno complicazioni;
evitare duplicazioni / sovrapposizioni di azioni di natura ispettiva
risolvere, una volta per tutte, problemi di coordinamento e omogeneità dell’operato dei Servizi di Prevenzione delle ASL, (ri)mettendo in capo al Ministero del Lavoro da dove, con la L.833/78, erano state spostate e affidate al Servizio Sanitario Nazionale (SSN), le funzioni e i poteri di vigilanza e ispezione in materia di prevenzione delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro.
Dopo il referendum popolare del 18 aprile del 1993, che ha tolto le competenze di controllo sull’ambiente al SSN per consegnarle alle Agenzie Regionali Protezione Ambiente (ARPA) , oggi un governo dove la “sinistra” si direbbe ben rappresentata, propone di smantellare una parte ben più consistente della Legge di Riforma Sanitaria che la Sinistra degli anni ‘70 e altre forze progressiste avevano fortemente voluto.
Si toglie, così, un’altra importante competenza e funzione al SSN proprio in un’area, quella della Prevenzione degli Ambienti di Lavoro, che meriterebbe, invece, un radicale potenziamento, soffrendo tuttora di una condizione di sottodimensionamento in molte realtà regionali (vedasi il resoconto del Ministero della Salute sui “Livelli Essenziali di Assistenza” del 2012).
Ci sono molti quesiti di fondo che le scarne dichiarazioni del ministro sui motivi di tale scelta lasciano ancora irrisolti.

COME MAI IL MINISTRO DEL LAVORO PREANNUNCIA QUESTA IMPORTANTE MODIFICA DEL SSN E DELLA L.833/78, CON LA CHIUSURA DEI SERVIZI DI PREVENZIONE E SICUREZZA NEGLI AMBIENTI DI LAVORO DELLE ASL E IL MINISTRO DELLA SALUTE, BEATRICE LORENZIN (MOLTO ATTENTA ALL’ASSISTENZA OSPEDALIERA E AI CONSUMI DI FARMACI,) NON DICE UNA PAROLA, APPARENTEMENTE POCO INTERESSATA ALLA PREVENZIONE PRIMARIA NEGLI AMBIENTI DI LAVORO, COME DA TRADIZIONE CONSOLIDATA DEL MINISTERO CHE GOVERNA?
Si deve pensare che “chi tace acconsente” o forse non si rende conto del problema?
E’ davvero convinta, il Ministro della Salute della bontà della proposta del Ministro del Lavoro?
Non ricorda, il Ministro Lorenzin, che la Prevenzione dei danni da lavoro, cioè delle Malattie Professionali (MP) e degli Infortuni sul Lavoro (IL), e dei relativi, imponenti costi sociali ed economici a essi connessi, che si riflettono pesantemente anche sul bilancio del Fondo Sanitario Nazionale, è un obiettivo fondamentale posto in capo all’attività delle ASL e fa parte integrante della L.833/78 , quella che molti ritengono la più importante Legge degli ultimi 40 anni?
Una adeguata tutela della salute, infatti, si può assicurare con efficacia solo se un unico Ente gestisce e coordina tutte le attività di prevenzione, cura e riabilitazione a ciò finalizzate.
Questo Ente non può che essere il SSN e le sue specifiche articolazioni. Questo era (e dovrebbe restare) il fondamentale concetto espresso da quella Legge, sostenuto dalle forze politiche e sociali che con passione e vigore la sostennero e la vollero emanare.
Con tale Legge si voleva anche rimediare alla fallimentare gestione da parte degli organismi del Ministero del Lavoro delle norme allora vigenti (D.P.R.547/55 e D.P.R.303/56) per la prevenzione dei danni alla salute di origine professionale.
A tale scopo fu anche previsto il passaggio ai Dipartimenti e Servizi di Prevenzione del SSN delle competenze e dei poteri di vigilanza ed ispezione dal Ministero del Lavoro (e dal suo Ispettorato del Lavoro) finalizzati alla prevenzione delle MP e degli IL. (articoli 20 e 22 della L.833/78).
Sono le stesse competenze di vigilanza e ispezione che ora il Ministero del Lavoro vuole riprendersi, assecondando (inconsapevolmente?) aspettative mai sopite, in certi ambienti del Ministero, di una “rivalsa” per tale operazione e di un ritorno all’antico; favorite in ciò, dal disinteresse storico del Ministero della Salute che, anche in passato, su questa materia, ha spesso “lasciato il pallino” in mano al Ministero del Lavoro.
Paradossalmente alcuni rappresentanti di quelle stesse Organizzazioni Sindacali che allora hanno spinto con forza per l’approvazione della L.833/78 e il trasferimento alle ASL dei poteri ispettivi, si dichiarano entusiasti della proposta del Ministro Poletti (17 giugno 2014 Guglielmo Loy della UIL: “Finalmente un’Agenzia unica sulle ispezioni”), giustificandola con “la bassa percentuale annuale di ispezioni che non supera il 15% del totale delle aziende con dipendenti”.
Viste le premesse, questo sindacalista dovrebbe essere preoccupato, anziché entusiasta, considerando che l’obiettivo di questa operazione appare essere esattamente l’opposto di ciò che lui auspica, in quanto punta a contenere e limitare il numero delle ispezioni nelle aziende e, con ciò, i problemi per i datori di lavoro (ma non certo per i lavoratori).
Per altro verso, l’esplicita accusa del sindacalista al sistema attuale di essere poco “attivo” e (si potrebbe desumere) poco efficace, costituisce l’appunto più interessante tra quelli raccolti, da affrontare e verificare, anche se l’efficacia dell’azione di prevenzione delle MP e degli IL non si verifica conteggiando gli accessi nei luoghi di lavoro, che rappresentano solo un indicatore spurio di attività svolta.

IL PROBLEMA E’ LA SCARSA INCISIVITA’ E CAPACITA’ DI INTERVENTO DELLE ASL?
Si provveda allora a istituire i Dipartimenti ed i Servizi di Prevenzione previsti dalla L.833/78 in tutte le regioni e le ASL, dove ancora non ci sono, fornendoli di personale competente e di dotazioni adeguate! Si rimuovano o si commissionino i Governatori regionali o i Direttori Generali delle ASL o di Dipartimento che non si preoccupano di istituirli o di farli funzionare secondo gli standard nazionali!
Gli strumenti per controllare la situazione ci sono. Sono stati faticosamente predisposti da diversi anni: si facciano funzionare e si traggano le valutazioni conseguenti!

IL PROBLEMA E’ LA SCARSA O CARENTE EFFICIENZA/EFFICACIA DEI SERVIZI DI PREVENZIONE DELLE ASL, CON FUNZIONI DI PREVENZIONE E VIGILANZA SUI LUOGHI DI LAVORO?
Da anni il Ministro della Salute produce, lodevolmente, la sintesi della erogazione dei “Livelli Essenziali di Assistenza” da parte di tutte le Regioni, scaricabili all’indirizzo:
www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2154_allegato.pdf
Anche se i dati di dettaglio alla base di tale documento, connessi alle attività di prevenzione nei luoghi di lavoro, risentono ancora della soverchiante presenza di indicatori di processo (aziende ispezionate, numero di sopralluoghi e ispezioni, sanzioni comminate, ecc.), mentre mancano quelli di risultato (stime di MP o di IL prevenuti, miglioramento delle condizioni di rischio infortunistico, ergonomico o di esposizione ad altri agenti patogeni, incrementi di consapevolezza e di capacità di gestione del rischio professionale da parte dei datori di lavoro o di autotutela dei lavoratori, ecc.) è facile verificare l’incremento negli anni degli interventi e delle ispezioni eseguite da parte dei Servizi di Prevenzione a fronte di una stazionarietà del numero di operatori presenti, se non di una loro sensibile riduzione (almeno in alcune realtà).
Un’esigenza vera è quella di attivare piani e strategie volte a favorire la “Evidence Based Prevention”, impegnando i Servizi di Prevenzione a documentare l’efficacia del loro lavoro.
Non è certo una Agenzia “tuttologa” (che si occupa di tutto, dai controlli sul fisco, alla regolarità del rapporto di lavoro o dei versamenti previdenziali, alla verifica delle norme del D.Lgs.81/08) che può fare ciò che gli attuali e dedicati Servizi di Prevenzione delle ASL faticano ad assicurare: e cioè promuovere l’implementazione di misure di prevenzione efficaci e verificarne l’effetto positivo atteso (in termini di riduzione del rischio e delle tecnopatie indotte), nei comparti, aziende e lavorazioni “interessate” dagli interventi.
Sarebbe bene investire le risorse disponibili, tra cui quelle acquisite con le contravvenzioni comminate alle aziende inadempienti, per incrementare le competenze e capacità professionali degli operatori dei Servizi, orientandole ad una maggiore appropriatezza negli interventi oltre che una maggiore attenzione e capacità di analisi sui risultati ottenuti.
E (perché no?) sarebbe utile premiare anche economicamente i Servizi e gli operatori che dimostrano di aver ben operato e ben documentato i risultati veri di prevenzione ottenuti (dopo aver definito indicatori reali di cambiamento di una situazione di rischio), anche per limitare la forza di seduzione delle offerte di lavoro degli studi di consulenza privati, sugli operatori più capaci.

E’ FORSE LO SPRECO DI RISORSE ECONOMICHE CHE RENDE OBBLIGATORIA L’AGENZIA UNICA?
In Emilia Romagna il finanziamento dei Dipartimenti di Prevenzione delle ASL che comprendono tutti i Servizi della Sanità Pubblica (di Igiene Pubblica, Medicina Veterinaria, Igiene degli Alimenti e della Nutrizione, Sicurezza Impiantistica ed Antinfortunistica e, appunto, Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro) si colloca complessivamente, all’incirca sul 4,5% del Fondo Sanitario Regionale. I Servizi titolari delle funzioni ispettive e di vigilanza nei luoghi di lavoro assorbono annualmente meno dell’1% dell’intero Fondo Sanitario Regionale (che ammonta a circa 8 miliardi di euro). E l’Emilia Romagna è notoriamente tra le Regioni che investe maggiormente nella Prevenzione e nella Sanità Pubblica.
Alla domanda sopra riportata va risposto, innanzitutto, che il costo annuale, diretto e indiretto, delle MP e degli IL è enormemente elevato.
Secondo le stime dell’INAIL, condotte alcuni anni fa (bollettino dati INAIL 7 del Luglio 2006: www.inail.it/internet_web/wcm/idc/groups/internet/documents/document/ucm_071204.pdf), poco aggiornate e in difetto (ma le uniche a noi note) il loro costo complessivo si collocava attorno ai 41 miliardi di euro/anno. Oggi, vista la crisi economica e la notevole riduzione (assoluta) degli IL (anche se compensata dall’enorme aumento delle MP), il costo complessivo potrebbe essere leggermente diverso, ma è sempre enormemente superiore agli investimenti fatti per finanziare gli organi di vigilanza.
Se solo si mettessero i Servizi di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro nelle condizioni di intervenire efficacemente nei luoghi di lavoro e si perseguisse l’obiettivo di ridurre anche solo del 5% gli IL e le MP, si risparmierebbero attualmente (in base ai dati INAIL citati) circa 2 miliardi di euro/anno a fronte di un costo odierno dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza (proiezione nazionale dei dati dell’Emilia Romagna) di circa 1,6 miliardi di euro/anno: sicuramente un buon investimento!

ALLORA IL PROBLEMA E’ DATO DALLA ECCESSIVA DIFFORMITA’ NELLE MODALITA’ DI INTERVENTO, DI APPROCCIO E DI ATTEGGIAMENTO?
Possiamo ammettere che essendo previsto un Servizio di Prevenzione presso ogni ASL presente in ciascuna Regione, questo può costituire un problema: esso, tuttavia, non potrà mai essere superato del tutto, ma solo mitigato.
In ogni città ci sono Vigili Urbani che hanno tra loro atteggiamenti differenti con i soggetti sottoposti alle norme del Codice della Strada (automobilisti, ciclisti, ecc.) e non è certo riunendoli sotto un solo “Sindaco” nazionale che si può ovviare a tale diversità.
Solo agendo continuamente, su piani mirati, con la formazione e l’aggiornamento professionale, nonché mettendo in atto le tecniche di gestione e di “governo clinico” anche nei Dipartimenti di Prevenzione, tale aspetto negativo può essere mitigato.
Anche il lavoro per Gruppi (Provinciali, Regionali o Nazionali), su specifiche tematiche e la applicazione di riconosciute e verificate “buone prassi” di prevenzione può limitare tale inconveniente, se si faranno adottare ad aziende con analoghi problemi , le stesse, sperimentate misure di prevenzione (e quindi gli stessi costi).

IL PROBLEMA E’ LEGATO AL FATTO CHE LE AZIENDE ITALIANE SONO SUBISSATE DA DIFFERENTI INTERVENTI ISPETTIVI DA PARTE DI ENTI DI VIGILANZA DIVERSI?
Forse è questa la parte più “vera” delle esigenze espresse, assieme al fatto che l’attività di vigilanza in sé, in periodi di crisi, è sicuramente meno tollerata dalle aziende rispetto a periodi di “vacche grasse” e tanto più se Organi di Vigilanza di Enti Diversi (ASL, ARPA, INAIL , Ispettorato del Lavoro, Vigili del Fuoco, ecc. si presentano, casualmente, nella stessa azienda, in giorni ravvicinati per fare il loro dovere.
Per la nostra esperienza, nelle Regioni e nelle ASL la particolare e prolungata fase di crisi delle aziende è tenuta in grande considerazione, sia nella programmazione, che negli “approcci” ispettivi. A tale esigenza si può rispondere che un “coordinamento” tra organi ispettivi di Enti diversi è obbligatorio e si sta anche sperimentando in alcune zone d’Italia, proprio per non sovrapporre interventi “in sequenza” ravvicinata, nelle stesse aziende.
Questo coordinamento, su indicazioni dei Ministeri e delle Autorità Regionali competenti, può e deve essere implementato nella corrente programmazione annuale, anche in periodi meno critici di quello attuale.
Ma per affrontare i possibili problemi suindicati ed emendare possibili carenze attuali non è necessario istituire un’Agenzia unica della vigilanza e ispezione per le aziende che (almeno per quanto riguarda l’azione di prevenzione delle tecnopatie) rischierebbe di risultare meno produttiva e meno “economicamente” valida di quanto oggi l’insieme dei Servizi di Prevenzione può essere, gettando via, in tal modo, “bambino e acqua (neanche tanto) sporca”.

dottor Fulvio Ferri
Medico del Lavoro
Coordinatore Provinciale Funzione Pubblica CGIL Medici
Reggio Emilia 27 giugno 2014

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POLETTI, PRONTO L’ISPETTORE UNICO

Da Il Manifesto
4 luglio 2014
Di Antonio Sciotto

Jobs Act. Emendamento del governo che aggrega le attività di vigilanza di ASL, INPS, INAIL, Ministero.

Il piano del governo è già pronto, e si è tradotto in un emendamento che il Ministero del Lavoro ha annunciato di voler presentare entro oggi: sarebbe un’integrazione al Disegno di Legge delega “Jobs Act”, e istituirebbe l’Agenzia unica per le attività ispettive, aggregando, come chiedono da tempo sia gli ispettori che i sindacati, le funzioni di Ministero, INPS, INAIL, ASl e tanti micro enti, finora scoordinati.
Il segretario generale del Ministero, Paolo Pennesi, ha illustrato il progetto ai sindacati, ma si registrano già dei malumori tra gli enti interessati: perché si prevedono passaggi di personale.

Gli ispettori del lavoro negli ultimi mesi sono stati al centro delle cronache per diverse aggressioni subite in numerosi cantieri di tutta Italia, soprattutto dopo il suicidio di un pizzaiolo napoletano a seguito di una sanzione. La campagna di denigrazione li ha spaventati, e sommata alle tante difficoltà materiali (dalla mancanza di benzina alle auto), li aveva spinti a protestare: manifestazioni, ma anche auto-sospensioni. I sindacati calcolano ad esempio che su 109 uffici territoriali, in ben 50 gli ispettori hanno sospeso l’uso della vettura propria, protesta che coinvolgerebbe 1.000 addetti su un totale di 3 mila.

Il Ministro ha così deciso prima di incontrarli, e poi di avviare la riforma, che cammina parallelamente a quella per l’Agenzia nazionale del Lavoro, che unificherà ISFOL, Italia Lavoro e centri per l’impiego, creando una nuova struttura per le politiche attive: cioè per aiutare chi cerca un’occupazione.
I sindacati sono stati informati di questi progetti, ma per il momento non ci sono dei veri e propri tavoli di contrattazione: un nuovo incontro è previsto tra la terza e la quarta settimana di luglio. Ma la richiesta è quella di coinvolgere sia il Ministro che le segreterie confederali, oltre che le categorie: anche perché la riforma andrà a mettere le mani in molti enti. Per capirci, il personale di INPS, INAIL o ASL, oggi addetto a differenti funzioni, controlli e con diversi contratti, andrà tutto a confluire nella nuova Agenzia, diventandone dipendente. Il che potrebbe significare la modifica di garanzie e retribuzioni, dal contratto nazionale alle paghe accessorie e altri benefit. Anche in peggio.

Insomma la riforma, a meno che non si coinvolga in modo serio e partecipato il sindacato, non sarà facilissima. Senza contare i possibili conflitti sulle competenze, vedi Titolo V: l’articolo 117 della Costituzione infatti assegna alle Regioni la tutela della salute e sicurezza sul lavoro. Ma un accordo Stato-Regioni potrebbe sciogliere il nodo.

L’Agenzia, vigilata dal Ministero del Lavoro e con data­base finalmente unificati, avrebbe un ufficio centrale nazionale, e poi delle sedi regionali. Misterioso è per ora il destino delle attuali sedi provinciali (oggi l’Ispettore del lavoro è insediato nelle Direzioni Provinciali del Lavoro): si ventilano tagli, anche per spending review, il che apre interrogativi non solo sul personale amministrativo di questi uffici, ma anche sull’opportunità di allontanare gli ispettori dai territori, centralizzandoli in un’unica sede regionale (il Ministero ha fatto eccezione solo per le zone ad alta criminalità, dove si conserverebbero insediamenti).

Sotto il Direttore generale della futura Agenzia, ci dovrebbero essere quattro dipartimenti, o funzioni diverse, che dovrebbero riprodurre le attuali tipologie di controllo (dalla salute e sicurezza ai contributi e alla regolarità dei contratti). Ma l’obiettivo è, appunto, avere un “super ispettore unico”, che cioè possa, in un solo controllo, esaminare tutti gli aspetti, evitando così di riprodurre un grosso problema attuale, che genera anche le proteste delle imprese: ovvero diversi controlli magari a poca distanza tra loro.

Il “super ispettore unico” appare forse un po’ chimerico, a meno che non si investa molto nella formazione. Il tutto, lasciando fuori le ispezioni fiscali (Fiamme gialle e Agenzia delle Entrate), che rimarrebbero a parte. Ovviamente il destino dell’Agenzia è legato all’intero “Jobs Act”, la cui approvazione si attende non prima del prossimo autunno.

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SULLA PROPOSTA DI AGENZIA UNICA PER LA PREVENZIONE

In riferimento a quanto ha pubblicato “Il Manifesto” si deve considerare che sono anni che si parla di una Agenzia unica sulla prevenzione.

L’avevamo più volte respinta. Avevamo detto che togliere la prevenzione dal Servizio Sanitario Nazionale avrebbe portato a svilirla e non metterla in relazione con le situazioni di perdita della salute conseguenti alle esposizioni professionali, all’organizzazione del lavoro tossica e nociva largamente diffusa, agli ambienti di vita contaminati da situazioni inquinanti come fabbriche “di morte” e altri impianti.

Nel frattempo si è compiuta dieci anni dopo la legge del 1978 anche l’opera di avere tolto alle ASL la facoltà di certificare gli infortuni e le malattie professionali passandole all’INAIL (Legge 67/88) e l’INAIL più recentemente ha assorbito l’ISPESL: un organismo scientifico di studio e di ricerca che viene messo nelle mani di un’assicurazione!

Abbiamo ora un nuovo governo “del fare” (ma non ce ne è stato anche un altro precedente?) che sta operando (se no che “fare” è?) sulla scorta di un pensiero del tutto ascientifico, che cioè se si liberalizza, se si eliminano o si riducono i controlli, sulle aziende e su tutte le altre fonti possibili di inquinamento (si pensi ai Siti di Interesse Nazionale), se si lascia in toto mano libera a chi ha il potere economico si aumenta l’occupazione e quindi si risolve la crisi (che chi ha il potere economico ha provocato), e quindi addomestichiamo anche i pochi (si ripete pochi) controlli che ci sono.

Meno prevenzione e meno salute sarebbe uguale a più lavoro, così pensano gli idioti! La prevenzione dentro i fuori i luoghi di lavoro, diciamolo ancora una volta, non sono solo i controlli. Sono anche i controlli, ma la prevenzione è un concetto culturale e operativo legato alla partecipazione di coloro che subiscono una condizione di rischio e di possibile perdita della salute, che promuove la conoscenza di detti rischi e di detta perdita, che la conosce per ridurla e per eliminarla.

Pur in una condizione difficile dobbiamo protestare per primo e poi soprattutto lottare contro la concezione dei controlli che deve essere unificato allo scopo di eliminare quanto ci resta di prevenzione, per ridare gli strumenti ai servizi e alle strutture di prevenzione, per ridare formazione “storica” adeguata agli stessi.

Propongo quindi di mandare lettere di denuncia e di protesta: ma non si accorgono lorsignori dei processi in atto dove vengono chieste (e a volte pure date) condanne a chi omesso di operare per la prevenzione, non applicando le leggi esistenti?

Organizziamo (tutte le associazioni e tutti i movimenti che si richiamano alla prevenzione), come abbiamo fatto per batterci per l’eliminazione dell’amianto, una manifestazione davanti al Ministero del Lavoro e/o al parlamento per fare sentire la nostra voce, per riportare al centro del dibattito e dell’iniziativa la vera prevenzione.

Fulvio Aurora
Medicina Democratica
Coordinamento nazionale amianto
11 luglio 2014

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CONTRO LA PROPOSTA DI UN’AGENZIA UNICA SULLE ISPEZIONI

La proposta del Ministro Poletti di istituire una “Agenzia unica” per le ispezioni riferite a tutte le problematiche delle imprese, dalle norme sul lavoro a quelle su salute e sicurezza, oggi in capo a INPS, INAIL, Ministero del Lavoro, ASL, Vigile del Fuoco e Fisco è grave e preoccupante.
L’obiettivo sarebbe la volontà di semplificare, di risparmiare, ottenendo efficienza e meno complicazioni, limitando così il numero delle ispezioni nelle aziende perché creano i disagi ai datori di lavoro, stando alle dichiarazioni del Ministro stesso.

Abbiamo sempre denunciato la stretta connessione tra gli infortuni e le morti sul lavoro e la mancanza di prevenzione, di ispezioni e di adeguate pene alle aziende responsabili di incidenti, mortali e non. Il numero scarso ed insufficiente di ispettori del lavoro e di tecnici della prevenzione in tutto il territorio nazionale è stata da sempre una delle cause di questa piaga ampiamente sottovalutata.
Attualmente gli ispettori delle ASL e dei Vigili del fuoco destinati alla verifica dell’applicazione delle norme contenute nel Testo Unico sulla Sicurezza (D.Lgs.81/08) riescono a malapena a coprire il 5% delle aziende.
Di conseguenza molte aziende rinunciano, per motivi economici, a mettere in atto le misure di prevenzione e protezione, consapevoli che molto difficilmente verranno controllate e sanzionate.

Pensare che possa essere un’unica struttura a svolgere attività di controlli su fisco, regolarità del rapporto di lavoro o versamenti previdenziali non dimostra la volontà di risolvere il problema, ma semmai di crearne altri.
In Italia i mezzi per svolgere servizi di prevenzione e per compiere le dovute ispezioni esistono, ma non sono sufficienti in numero e vanno aumentati, favorendo il coordinamento tra organi ispettivi di enti diversi (USL, ARPA, INAIL, Ispettorato del Lavoro, Vigili del Fuoco) e, contestualmente, aumentando le sanzioni per le aziende inadempienti (ricordiamo che le sanzioni inizialmente previste dal Testo Unico sono state più che dimezzate dal Decreto correttivo del governo Berlusconi del 2009).

Il governo dovrebbe lavorare in questo senso, fornendo mezzi ai diversi organi per aumentare le proprie risorse e poter compiere il proprio lavoro, riportando le sanzioni del Testo Unico ai valori originali, tutelando così i lavoratori nei loro diritti fondamentali.

NON SI RISPARMIA SULLA PELLE DEI LAVORATORI!
NON SI SCHERZA SULLA LORO SICUREZZA E SULLA LORO SALUTE!

Associazione nazionale per la sicurezza sul lavoro Ruggero Toffolutti
http://www.ruggero-toffolutti.org/

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